“Porci fascisti figli di troia!”
(Petar Popara detto “il Nero”)
Underground è il film più famoso di Emir Kusturica. Palma d’oro a Cannes nel 1995, racconta la disgregazione della Jugoslavia attraverso una storia esplosiva, surreale, romantica. Una perla per chi ama la cultura e l’atmosfera dei Balcani.
Belgrado, anni ’40. Durante la seconda guerra mondiale, Petar detto “il Nero” combatte i nazisti dall’interno di un sotterraneo, dove insieme ad altri resistenti fabbrica armi per sostenere la lotta partigiana. Una volta finito il conflitto, viene ingannato dall’amico e socio Marko, che gli fa credere che i tedeschi non siano stati ancora sconfitti. Per vent’anni, la cittadella nascosta continua a produrre bombe e kalashnikov: a beneficiarne è Marko, che si arricchisce e diventa un esponente di punta del regime comunista di Tito. Quando l’imbroglio viene scoperto, le strade dei due amici-nemici si dividono, fino a ritrovarsi in un’altra Jugoslavia in guerra, quella dei primi anni ’90.
La banda di ottoni che insegue ovunque i protagonisti è il simbolo di una narrazione folle e grandiosa. Ritmo, genio, poesia, universalità: come il romanzo “Il ponte sulla Drina” di Andric, l’affresco corale dipinto da Kusturica racconta uno squarcio di storia jugoslava conducendoci alla sua essenza. L’impresa riesce anche grazie a Goran Bregovic: la sua splendida colonna sonora tiene insieme il racconto e in certi momenti sembra quasi guidarlo, dettando i tempi di una vicenda insieme gioiosa e violenta. C’è tutto in Underground: bombardamenti a tappeto, folli feste di matrimonio, sparatorie insensate, triangoli amorosi improbabili. C’è, soprattutto, la magia del cinema. Che fa stare incollati allo schermo per quasi tre ore, senza prendere fiato.
Il tempo dei gitani (1989) è uno splendido film. Gatto nero, gatto bianco (1998) è una fiaba spassosa. Underground è il capolavoro di Kusturica. Nei suoi 167 minuti c’è una parte dell’anima dei Balcani: quella vitalità che nessuna guerra, nessuna strage, nessun dolore è mai riuscito a spegnere.
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