
Il presidente uscente croato Stipe Mesic e il premier della Repubblica serbia di Bosnia Milorad Dodik
“Se in Bosnia si tenesse un referendum secessionista, come presidente della Croazia non esiterei un attimo a inviare l’esercito”. Stipe Mesic non ama usare giri di parole. Non lo fece nel 2007 con Napolitano, che definì “razzista” per aver parlato di pulizia etnica a proposito del massacro delle foibe. Non lo ha fatto lo scorso 19 gennaio, minacciando l’uso della forza se gli elettori della Repubblica serba di Bosnia (RS) saranno chiamati alle urne per decidere sulla separazione dalla Federazione croato-musulmana, l’altra entità in cui è diviso il Paese. La sua è probabilmente una provocazione, ma il conflitto degli anni ’90 è troppo vicino per non provare comunque una certa inquietudine.
La minaccia di Mesic nasce dall’intenzione di Milorad Dodik, premier della RS, di indire un referendum per difendere l’autonomia dei serbi di Bosnia. Secondo alcuni il vero obiettivo della consultazione sarebbe spingere verso un distacco dallo Stato unitario. “In base agli accordi di Dayton, che nel 1995 posero fine alla guerra – ha detto Mesic – la Croazia è uno dei garanti della sopravvivenza della Bosnia-Erzegovina e la sua disgregazione è inaccettabile”. Dodik sostiene di non volere la scissione, ma uno stop al rafforzamento delle strutture di potere centrali, promosso dalla comunità internazionale per accelerare l’integrazione europea della Bosnia.
“Mesic ha iniziato la sua carriera politica con la guerra e ora vuole concluderla con la guerra”, ha replicato Dodik al capo dello Stato croato, ultimo presidente della Repubblica socialista federale di Jugoslavia. Il 18 febbraio Mesic sarà sostituito dal neo-eletto Ivo Josipovic, anch’egli di centrosinistra, ma più morbido in politica estera: pochi giorni fa ha annunciato di voler proporre alla Serbia di ritirare le reciproche denunce di genocidio presentate alla Corte internazionale di giustizia de L’Aja. La “pacificazione” dovrebbe iniziare in occasione dell’insediamento di Josipovic: quel giorno, però, potrebbe mancare proprio il capo dello Stato serbo Boris Tadic, deciso a non presentarsi se all’evento parteciperà anche Fatmir Sejdiu, presidente del Kosovo (la cui indipendenza è stata riconosciuta dalla Croazia ma non da Belgrado).
La mappa politico-diplomatica dei Balcani, insomma, è più intricata che mai: i protagonisti delle guerre degli anni ’90 alternano segnali di distensione a gesti di ostilità. Se Tadic si dice contrario a un referendum che porti alla frammentazione della Bosnia, il ministro degli Esteri serbo Vuk Jemeric getta benzina sul fuoco: “Mesic è un uomo senza alcuna coscienza politica e morale”. Servirà la buona volontà di tutti per far sì che quello del ritorno alle armi continui ad essere una surreale, improbabile ipotesi.
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visto che non si sa chi e mesić.ecco la biografia politica;nei ani sesanta era il piu giovine sindaco.la cittadina era povera nella richa raggione di slavonia.lui voleva risolevare le sorti e apriva ala iniziativa privata.perccio lo avevano rimeso dal carico per che voleva “introdure il capitalismo”.
po nela cosideta “primavera croata”lo avevano accusato di essere nazionalista
nel 91 e diventato secondo uomo di hdz,capo dela corente di destra e sucesore disegnato di tudjman.era cosi primo premier di republica croata fuori della federazione,ultimo presidente dela federazione jugoslava…
nel 93 lascia il potere e hdz perche si oponeva al tratato tuđman-milosević sulla spartizione della bodnia tra croati e serbi.
nel 2000 quando tutti lo credevano politicamente morto si candida come candidato alle elezioni di un piccolo partito al presidente di croazia e le starvince.
come presidente di croazia non ha mai visitato i croati in bosnia,ma sempre si e recato solo in sarajevo.e sempre ricordava i croati di bosnia che a loro capitale e sarajevo.
cosi probabilmente volevaricordare anche dodik.
voleva ricordare a dodik anche in modo come e stata costituita bosnia e republica serba odierna,cio e con accordo di dayton. quell accordo i serbi non volevano firmare. solo quando esercito croato era gia occupato i soborggi ed era prossimo ad occupare la capitale di republica serba,banja luka loro hanno riconosciuto di aver perso la guerra e hanno firmato.
se non firmavano repulica serba sarebbe stata completamente sconfita e cancelata come entita politica.
molti pensano che questo e una vera ingiustizia perche serbi hanno comeso molti crimini orendi.per esmpio e conosciuto solo quel genocidio di srebrenica,ma quasi tutte citta che sono finite in mani serbe hanno avuto la fine simile,e poi stupri di massa…
questo voleva ricordare mesić a dodik
Caro Matia,
grazie per la tua ricostruzione. La storia politica di Mesic è lunga e complessa: abbiamo dato alcuni accenni in altri pezzi (Croazia, il nuovo presidente sarà di centrosinistra), ma descrivere a fondo il personaggio richiederebbe un blog apposito. 🙂 Grazie ancora per il tuo contributo: ogni intervento che può servire ad approfondire il percorso dei protagonisti della storia dei Balcani è molto ben accetto.
Andrea
grazie per aprezzamento.volevo solo dire,che a mio parere,mesić e un politico controcorente.anche se ha lingua troppo veloce e qualche volta fa battuta infelce non si trata di un tipico politico.e uno che nella sua vita ha avuto seri problemi per le sue idee politiche,e non ha avuto paura di mostrarle.
spesso le sue idee le ha dette tramite batute.cosi quando tudjman,nel nome di una strana ripacificazione,voleva nel campo di sterminio ustascia jasenovac mettere anche le ossa dei soldati del esercito ustascia massacrati dai partigani a bleiburg alla fine della guerra,lui ha detto;questo non e una ripacificazione perche nessuna di quelle vittime di campo di sterminio di sicuro non ha uciso nessun soldato nazifascista ustascia in bleiburg!
scordavo di dirlo che le elezioni lui le ha stravinte proprio sulle sue posizioni sulla bosnia.bosnia che era la vera posta in gioco nelle guerre di ex jugoslavia.mentre tudjman,che era storico,guardava bosnia pocco piu come una regione croata e muslimani come croati passati al islam,mesic sempre sosteneva che si tratava di un stato multi-nazionale indipedente.
nelle guerre ex yugoslave unica vera,importante era quella bosniaca.mentre guerra in slovenia neanche era guerra.quella in croazia non interesava milosevic,perche i serbi vivevano nelle reggioni pasive e usava i serbi di croazia per fare la pressione su tudjman per avere concesioni in bosnia.
e se republica serba lasciase la bosnia,allora i nazionalisti croati si vorebbero unire alla croazia.e muslimani che erano maggioranza nelle molte regioni di r.s. direbbero;loro ci hanno masacrati e caciati e abbiamo dirito di riconquistare quelle terre.e un scienario molto improbabile ma disastroso.
dodik,che al inizio sembrava un politico democratico,probabilmente non ha queste intenzioni,ma come gran parte dei politici per esempio tudjman e milosevic quando non hanno nessuna idea o visione o piano come governare la buttano tutto sullo nazionalismo.
se posso fare un esempio;milosević era politico meno nazionalista nel ex yugoslavia.lui ha solo usato nazionalismo serbo per venire e restare al potere.
per finire con le batutte alla mesic che ha detto milosevic.quando il consigliere di tudjman li chiedeva che cosa facciamo con i serbi di croazia?milosevic ha detto;fatte quello che volete soni i vostri citadini!o quando i serbi di bosnia prima di accordo di dayton li avevano chiesto di insistere che mezza sarajevo dovrebbe essere in r.s. milosevic li ha risposto;quando non siete stati in grado con tutto sto esercito a conquistarlo non la meritate.ed era molto disgustato in modo di assedio che esercito di serbi di bosnia aveva fatto alla citta.
Concordo pienamente ma il “problema” nei balcani e in tutta ex YU è appunto la Bosnia. La Bosnia attualmente è un prottetorato internazionale artificiale dove la gente non si sente unita ma vorrebbe anche pacificamente dividersi fra Croazia e Serbia e poi amici come prima. La cosa così non puo andare avanti, in Bosnia non si riesce costruire lo Stato, la vita è impossibile. Gli stessi musslimani dicono dividiamoci fra Cro e Serbia almeno iniziamo a lavorare e ha costruire. Questa è la verità dei fatti, anche se io da buon croato non vorrei mai avere un pezzo della bosnia, non perchè io sia razzista con i bosniaci ma perchè x me croato di mare, la Bosnia rappresenta un altra cultura, altra religine altra storia e quindi non mi interessano ne i bosniaci ne il loro territorio. Da buon pattriota croato, sinceramente preferisco andare in osteria con Voi Italiani, mi siete meno stranieri.
Caro Marko,
grazie mille per il tuo intervento. La Bosnia così come è stata disegnata a tavolino dopo la guerra è effettivamente un “mostro” istituzionale. A Dayton è stato progettato uno Stato inadeguato ad esprimere il Paese reale e a governarlo. Però, da questo a dire che Serbia e Croazia debbano spartirsi la Bosnia ce ne corre. Tudjman e Milosevic avrebbero sicuramente gradito una soluzione simile. Ho qualche dubbio che i bosniaci (musulmani, serbi o croati che siano) ne sarebbero stati altrettanto felici.
Interessante questo dibattito sulla ex Jugoslavia.
Mi sapete spiegare perchè il Kossovo si può staccare dalla Serbia in palese violazione del diritto internazionale ed i Serbi di Bosnia no?
Se vale il principio della auto determinazione, deve valere per tutti, credo.
Ma ora in Croazia i pochi Serbi rimasti come stanno?
Sono felici e non discriminati?
L’indipendenza del Kosovo crea effettivamente un precedente di grande importanza. Chi vuole effettuare una secessione (i baschi, i ceceni…) ha un argomento in più a propria disposizione per chiederla. Il nostro parere è che si stia commettendo un errore, permettendo al Kosovo di staccarsi dalla Serbia. E che sarebbe un errore ancor più grave permettere ai serbi di Bosnia di dividere ulteriormente un Paese già frantumato “a tavolino” con gli accordi di Dayton. Sinceramente non abbiamo notizie sulla situazione dei serbi in Croazia, ma sarebbe molto interessante sapere se anche lì (come ad esempio proprio in Kosovo) ci siano forme di discriminazione verso i serbi. Grazie per il tuo intervento,
Andrea