“Se il Kosovo ha ragione, perché noi no?” La Corte di giustizia de L’Aja ha legittimato l’indipendenza della provincia serba: per i giudici la dichiarazione unilaterale del 17 febbraio 2008 non viola le leggi internazionali. Un pronunciamento che esalta le ambizioni di tutti gli autonomisti del mondo. Baschi e ceceni, innanzitutto. Ma anche i serbi bosniaci… e i padani.
“Ci sono molti Stati che hanno problemi di identità territoriale. Una decisione come questa potrebbe essere usata come un precedente”. Vladmir Tchijov, ambasciatore russo presso l’Unione europea, non nasconde le ragioni per cui il suo Paese continua a non riconoscere il Kosovo come entità indipendente, anche dopo la decisione dei magistrati olandesi. Mosca teme di perdere la Cecenia, già Repubblica autonoma della Federazione, e l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud, a status territoriale conteso dall’inizio degli anni ’90.

Mitrovica, Kosovo. A nord del fiume Ibar, maggioranza serba, si protesta. A sud, maggioranza albanese, si festeggia
Opposta la strategia della Spagna, che a sua volta deve guardarsi dalla voglia di autonomia dei Paesi Baschi. “Credo che nessuno con senso di responsabilità possa paragonare questa situazione alla prosperità che viviamo nel nostro Stato e alle regole di convivenza che abbiamo dato a tutti i nostri cittadini”. Oltre ad essere poco eleganti, le parole del vice primo ministro Maria Teresa Fernandez de la Vega parlano chiaro: non provate nemmeno ad usare il Kosovo come grimaldello per staccarvi da Madrid.
Più preoccupanti ancora sono le dichiarazioni di Milorad Dodik, primo ministro della Repubblica serba di Bosnia: “Potremmo adottare subito una dichiarazione di indipendenza che non viola il diritto internazionale”. A febbraio lo stesso Dodik aveva smentito di voler andare alla scissione da Sarajevo. Un’altra giravolta rispetto al 2006, quando diceva: “Se il Kosovo diventa indipendente, non vedo perché non dovremmo esserlo anche noi”. In Italia c’è chi è molto più coerente: “Buone notizie per noi padani”, ha commentato l’europarlamentare leghista Mario Borghezio. Anche un sorriso, in situazioni intricate come questa, non è da buttar via.