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Archive for novembre 2010

I carabinieri sono risaliti al bottino anche grazie alle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia

Un “tesoro” da un milione di euro. E’ quello ritrovato a Tuzla, in Bosnia Erzegovina, dai carabinieri del nucleo operativo della compagnia Eur. In estate i militari romani avevano sgominato due clan slavi, arrestando 26 persone per traffico internazionale di stupefacenti, falso, riciclaggio di auto di lusso e truffa ai danni dello Stato. Il loro bottino, però, sembrava sparito nel nulla. Fino a ieri.

I valori – 653 mila euro, 24 mila dollari americani e 8 mila yen giapponesi, più oggetti in oro per un peso complessivo di 3 chili – erano nella sede della banca NLB, all’interno di tre cassette di sicurezza intestate al clan Hrustic. Per aprirle, la magistratura italiana ha dovuto richiedere una rogatoria internazionale, recepita dalle autorità bosniache, che hanno eseguito il sequestro delle cassette.

I valori erano in una banca del gruppo NLB, che sponsorizza la Lega Adriatica di Basket

I componenti delle bande scoperte dai carabinieri si procuravano illegalmente la cittadinanza italiana, così da potersi muovere liberamente tra il Belpaese e l’ex Jugoslavia. A questo scopo costituivano imprese fittizie, o risultavano lavoratori di aziende in cui non avevano mai timbrato il cartellino. In alcuni casi obbligavano italiani a riconoscere la paternità dei figli dei membri dell’organizzazione: in questo modo, le (vere) madri potevano chiedere il permesso di soggiorno per i ricongiungimenti familiari.

Un intreccio criminale che durava addirittura dagli anni ’70. Ora il traffico è stato stroncato. Mentre a Tuzla venivano aperte le cassette contenenti il “tesoro”, ad Ardea, in provincia di Roma, veniva arrestato l’ultimo degli indagati. Il bottino è stato recuperato. I latitanti sono stati trovati. E i comuni che avevano concesso la cittadinanza ai banditi possono provvedere a revocarla.

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Darko Novovic, 37 anni, ex pallanuotista del Partizan Belgrado, è nel Guinness dei Primati

Una follia alla Kusturica. Che potrebbe finire in un film di Kusturica. Darko Novovic, ex pallanuotista serbo, ha percorso a nuoto i 5.450 km del Rio delle Amazzoni in 46 giorni: 20 in meno del precedente titolare del record, lo sloveno Martin Strel. Ora Emir Kusturica starebbe pensando di girare una pellicola su di lui.

 

“L’acqua del Rio delle Amazzoni è la cosa più disgustosa che abbia mai visto – ha detto Novovic appena tornato… a terra. – Ogni giorno mi facevo tre docce, e ho assunto tre tipi diversi di vaccino”. L’atleta serbo è partito da Atalaj, in Perù, e ha concluso la sua impresa in Brasile. Per tutto il tragitto lo hanno seguito quattro imbarcazioni venezuelane. Darko nuotava sedici ore al giorno. Si fermava soltanto per dormire e mangiare con i marinai che lo proteggevano. In senso letterale: nel fiume sguazzano piranha, squali e coccodrilli. A difendere il nuotatore c’era una sorta di rete-gabbia, trainata dalle barche che lo accompagnavano.

Una scena da "Palombella rossa" di Nanni Moretti: un raro (e fortunato) incontro tra pallanuoto e cinema

 

Adesso Darko è tornato a Belgrado. Gli hanno proposto un’altra pazzia: percorrere a nuoto tutto il Danubio, dalla Foresta Nera al Mar Nero. In passato ha attraversato anche il Canale della Manica e l’Adriatico. Poi ci sono le voci su Kusturica. Forse il grande regista non girerà un film sul nuotatore. Ma di sicuro le storie di Emir sono folli quanto le imprese di Darko.

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Il massacratore Ratko Mladic. Sulla sua testa pende una taglia da 10 milioni di euro

Mladic è in Serbia. E le autorità nazionali potrebbero fare di più per trovarlo. E’ il messaggio, nemmeno tanto velato, che arriva dalle parole di Serge Brammertz, procuratore capo del Tribunale penale internazionale (Tpi) per l’ex Jugoslavia. Il massacratore di Srebrenica è ricercato per genocidio e crimini di guerra. La sua cattura darebbe a Belgrado l’ultima spinta per entrare nell’Unione europea.

Il sogno del presidente serbo Tadic è racchiuso in due parole: “piena cooperazione”. Se i giudici dell’Aja la riconoscessero alle istituzioni serbe, il cammino verso Bruxelles sarebbe molto più agevole. Ma nel rapporto che Brammertz, in visita a Belgrado, invierà al Consiglio di sicurezza dell’Onu, questa espressione difficilmente comparirà. “Riconosco che ci sono persone che stanno compiendo perfettamente il loro lavoro – dice il procuratore – ma altre potrebbero compierlo in maniera più professionale”. Intanto il capo dell’ufficio governativo di contatto con il Tpi, Dusan Ignjatovic, dice di aspettarsi che nella relazione di Brammertz verrà riconosciuto alla Serbia un alto livello di collaborazione.

Carla Del Ponte è stata procuratore del Tribunale per l'ex Jugoslavia dal 1999 al 2007

Secondo Bruno Vekaric, portavoce della procura serba per i crimini di guerra, la latitanza di Mladic sta costando al Paese oltre un miliardo di euro l’anno. Pesano gli investimenti persi e il mancato accesso ai fondi comunitari. Proprio ieri è stato arrestato un uomo coinvolto nel massacro di Srebrenica: Dragan Crnogorac, 38 anni, che nel 1995 militava nell’unità speciale della polizia dei serbi di Bosnia. Un “pesce piccolo” è caduto nella rete. All’Aja continuano ad aspettare quello grosso.



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Angelina Jolie con Haris Silajdzic, ex membro musulmano della presidenza "tripartita" bosniaca

Respingere Angelina Jolie sarebbe difficile per chiunque. Ma se la Bosnia ha pensato di farlo, la faccenda dev’essere proprio seria. Il governo di Sarajevo ha dato il via libera alle riprese del primo film da regista dell’attrice americana, ma a lungo è sembrato che tutto dovesse saltare. Il motivo è il tema dell’opera, ambientata durante il conflitto degli anni ’90: al centro della storia ci sarebbe l’amore tra una donna musulmana e un violentatore serbo.

Diciamo “ci sarebbe”, perché non esistono certezze sulla trama. Più volte interrogata dalle associazioni delle vittime di guerra, la Jolie si è sempre rifiutata di rivelare il contenuto del copione: scelta legittima per una regista, ma contestabile di fronte al dolore di chi ha vissuto l’orrore solo 15 anni fa. Senza raccontare l’intera vicenda, Angelina avrebbe potuto rispondere a una semplice, fondamentale domanda: è vero che la protagonista si innamora del suo stupratore?

"Grbavica" (2005) parla di una bimba nata da uno stupro etnico. Un tema difficilissimo, trattato con grande delicatezza

In verità, una cosa l’attrice di Hollywood l’ha detta. “Non è affatto vero che il film si apre con scene di stupro e tortura – ha precisato. – Quest’opera descrive esperienze di persone differenti, che hanno modi diversi di percepire la guerra. Parla di una coppia che avrebbe potuto avere una vita felice e che con la guerra si trova in una situazione completamente diversa. E’ un film su temi difficili, con argomenti delicati e su eventi accaduti non molto tempo fa. Proprio per questo tali temi vanno trattati con la massima prudenza possibile”.

Nella scena iniziale, quindi, non c’è uno stupro. Ma c’è nel resto della pellicola? La questione è una: la Jolie non ha voluto chiarire se il centro del film è la storia d’amore tra uno stupratore e la sua vittima. Sorge un dubbio maligno: che la regista abbia voluto restare sul vago proprio per alimentare il dibattito e le polemiche, facendosi pubblicità. Qualcuno ribatte che in questo modo sta facendo pubblicità anche alla Bosnia, che ha un bisogno pazzesco di investimenti esteri. Ma cos’è più importante: il PIL di Sarajevo o il rispetto del dolore delle vittime di guerra?

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