“Gli albanesi devono vivere tutti in una sola nazione”. Parole così sono un po’ inquietanti, alla luce dei conflitti balcanici degli anni ’90, e lo sono di più se arrivano dal capo di governo di Tirana, Sali Berisha. Il suo Paese in questi giorni celebra il 100° anniversario dell’indipendenza dall’impero ottomano, ma si festeggia anche fuori dai confini, a partire dal Kosovo (dove gli albanesi sono maggioranza) e dalla Macedonia (dove sono una minoranza consistente).
Dietro alla frase di Berisha sembra strisciare l’idea di “Grande Albania”, che richiama alla mente la “Grande Serbia”, una delle cause delle guerre di fine secolo. “Bisogna fare tutto il possibile per rendere trascurabili le frontiere”, ha detto pochi giorni fa il primo ministro albanese, leader di un partito di centrodestra da più di vent’anni. Ieri sera era a Skopje, la capitale macedone, insieme al suo omologo kosovaro Hashim Thaci. Di fronte a 20mila persone hanno celebrato il centenario dell’indipendenza di Tirana, con toni nazionalisti e discorsi privi di traduzione in altre lingue.
In Macedonia gli albanesi sono circa il 25% della popolazione, e la percentuale schizza al 90% in Kosovo. Minoranze importanti della stessa etnia sono presenti anche in Montenegro, Serbia e Grecia. Riunirle in un solo Paese è un’idea folle, e pare difficile che alle parole possano seguire i fatti. La retorica, però, può bastare ad aumentare la tensione sociale, oltre che a inseguire gli scopi politici di chi la usa. Chissà se Berisha vuole davvero la Grande Albania, o se vuole solo essere rieletto. L’anno prossimo ci saranno le parlamentari, e un po’ di nazionalismo può sempre servire.
FONTI: Ansa, Focus Information Agency, Agenzia Nova