Che la Slovenia possa dover chiedere aiuto all’Europa si sa da mesi, ma il caso Cipro ha fatto esplodere i timori su Lubiana. Come a Nicosia, nel Paese balcanico al centro delle preoccupazioni è il settore bancario, molto più piccolo di quello dell’isola mediterranea, ma comunque in forte sofferenza. Una situazione che spaventa in particolare anche l’Italia: le nostre banche sono molto più esposte nei confronti di quelle slovene (7 miliardi e 600 milioni) che di quelle cipriote (quasi un miliardo).
Un ottimo pezzo del Sole 24 Ore spiega bene lo stato dell’arte, guardando anche al passato. Dal ’92 al 2008 Lubiana è cresciuta mediamente del 5,5% annuo, a colpi di privatizzazioni post-socialiste. Poi le imprese privatizzate hanno iniziato a scaricare i loro problemi sulle banche. Negli anni in cui l’economia tirava gli istituti di credito hanno prestato somme importanti in particolare al settore immobiliare e a quello edile, che una volta scoppiata la crisi non sono riusciti a restituire tutto. Bolla immobiliare, quindi, che nel Paese si somma a una disoccupazione sopra il 13% e a un Pil che quest’anno dovrebbe calare del 3%. La Slovenia potrebbe essere il sesto Stato della zona euro a chiedere aiuto. In tutto i membri del “club” sono 17.
“Ce la possiamo fare da soli”, assicura il neo-primo ministro Alenka Bratusek, alla guida del governo da poche settimane. Il suo predecessore è stato sfiduciato dal parlamento dopo mesi di proteste di piazza contro la politica corrotta e le misure di austerità già approvate. Il “tour della troika” rischia di arricchirsi sempre di nuove tappe, e non pare proprio lasciarsi alle spalle una scia di successi. E se Cipro è riuscita a spaventare l’Europa e forse il mondo, che effetto avrebbe un caso-Slovenia?