
I Bad Blue Boys, gruppo di ultrà di Zagabria (foto Jonny Rainbow, http://bit.ly/1wcSz92)
Il pensiero va subito a quattro anni fa. Il 12 ottobre 2010 la gara di calcio Italia-Serbia fu interrotta dagli ultrà balcanici, che causarono alla propria squadra una sconfitta a tavolino per 3-0. Stavolta non si dovrebbe arrivare a tanto, perché la partita di ieri sera tra gli azzurri e la Croazia è stata disputata fino in fondo, anche se con diversi stop. In queste ore si punta il dito contro i Bad Blue Boys, hooligans di Zagabria che sarebbero responsabili del lancio di petardi e fumogeni.
Nelle ore precedenti al match si era temuto un rinvio, ma per un motivo diverso: le forti piogge che sabato avevano allagato Milano, e che però ieri sono sparite. Le due nazionali sono scese regolarmente in campo alle 20.45, ma i problemi sono iniziati dopo poco. All’undicesimo minuto i padroni di casa si sono portati in vantaggio; al quindicesimo gli ospiti hanno pareggiato, e dal settore dei loro tifosi sono stati sparati fumogeni. La gara è stata sospesa brevemente, poi tutto tranquillo fino a un quarto d’ora dalla fine, quando i lanci sono ripresi. L’arbitro ha fermato i calciatori per due minuti, poi – dato che la situazione non migliorava – li ha invitati a raggiungere gli spogliatoi.
Nei dieci minuti seguenti la polizia in assetto antisommossa si è fatta largo nel settore ospite, interrompendo la pioggia di gas verso il campo. La partita è ricominciata ed è arrivata alla fine sull’1-1. L’allenatore croato Niko Kovac ha chiesto scusa per i disordini, che sono continuati fuori dall’impianto, portando a una quindicina di arresti. Dopo il caos restano diverse domande. Ne scegliamo una: perché un cittadino qualunque che vuole andare allo stadio spesso incontra diversi ostacoli, tra burocrazie e tessere del tifoso, e un hooligan riesce a portarsi dietro petardi e simili?
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