Ci risiamo. Ancora un’azienda italiana che delocalizza, e ancora una volta la destinazione è la Serbia. Dopo Fiat e Benetton (solo per citare due esempi) ora tocca a Geox: l’impresa veneta produrrà le sue scarpe a Vranje, nel sud del Paese, vicino al confine macedone. Il motivo è lo stesso che ha portato Marchionne a Kragujevac, 260 km più a nord: la manodopera costa molto meno che da noi e le autorità offrono condizioni a dir poco vantaggiose a chi porta lavoro.
Non che i motivi per seguire altre strade manchino. Uno su tutti: le istituzioni serbe promettono di tutto, ma non sempre mantengono. È di fine agosto la notizia che Belgrado non riuscirà a tener fede ai suoi impegni con Fiat per quest’anno. Nelle casse del Lingotto entrerà il 55% dei 90 milioni che avrebbe dovuto ricevere dal governo. Evidentemente, però, l’idea di poter dare ai lavoratori uno stipendio tre volte più basso di quello medio italiano basta e avanza per continuare a considerare la Serbia come l’Eldorado a due passi da casa.
L’impianto serbo di Geox dovrebbe occupare 1.250 operai, e produrrà calzature femminili di alta qualità. Belgrado pagherà all’azienda 9mila euro per ogni assunto. “Quello che Fiat significa oggi per Kragujevac, significherà Geox per lo sviluppo di Vranje”, ha detto il ministro dell’Economia. L’Italia è davvero “un partner chiave politico ed economico”, come l’ha definita il neo-presidente serbo Nikolic, che domani sarà a Roma per vedere Monti e Napolitano. Dal nostro Paese arrivano soldi e lavoro, e cambia poco il fatto che alla guida di Belgrado non ci sia più il super-europeista Tadic. Quando si parla di affari, anche le questioni geopolitiche passano in secondo piano.
FONTI: Il Sole 24 Ore, economiaweb.it
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