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Ljajic con la maglia di allenamento del Manchester United, che ha rinunciato ad acquistarlo dopo averlo opzionato

Compirà 19 anni fra due giorni. Ma è già una piccola stella. Adem Ljajic, trequartista serbo, numero 22 della Fiorentina, è una delle rivelazioni di questo inizio di campionato. Se la squadra viola ha avuto un avvio di stagione negativo, lui ha confermato le doti che aveva fatto intravedere lo scorso anno, e che spingono alcuni a definirlo “il Kakà dell’est”. Di strada da fare ne ha ancora molta, certo. Ma i primi passi sono più che incoraggianti.

Ljajic nasce a Novi Pazar, vicino al confine col Kosovo, e resta lì fino all’età di 14 anni. Lo nota il Partizan Belgrado, che lo fa porta nella capitale e lo fa crescere nelle giovanili. Il club gli dà molta fiducia: Adem esordisce in Champions League a soli 16 anni. Pochi mesi dopo segna il suo primo gol in campionato. L’ascesa pare inarrestabile. Nel gennaio 2009 viene opzionato addirittura dal Manchester United.

Ma poi qualcosa sembra incepparsi. Dieci mesi dopo averlo “prenotato”, gli inglesi decidono di non acquistarlo. La nota che appare sul sito ufficiale dei Red Devils è una vera e propria doccia fredda: “Lo abbiamo seguito attentamente in questi mesi, e tenendo conto che abbiamo già in squadra giovani che stanno emergendo, abbiamo scelto di non portare a termine l’operazione”. Non c’è tempo, però, per abbattersi. Chiusa la porta britannica, si apre quella italiana: destinazione Firenze.

In Toscana Adem trova un suo illustre ex compagno, Stevan Jovetic. Anche lui trequartista, anche lui vicino al Manchester prima di approdare in riva all’Arno. E’ con lui, e con un certo Adrian Mutu, che Ljajic deve contendersi un posto in squadra. I primi mesi italiani, però, gli riservano una buona dose di… fortuna. Mutu subisce una squalifica di 9 mesi per doping. Jovetic si infortuna gravemente durante il ritiro estivo. Aggiungete a questo l’arrivo in viola di un tecnico serbo, Sinisa Mihajlovic, e il gioco è fatto: all’inizio della stagione 2010-2011 Adem si ritrova titolare.

Fortuna meritata, a giudicare dalle prime 4 giornate di campionato: 2 reti, entrambe su rigore, tanti dribbling e valutazioni positive dalla stampa, che lo salva nonostante la Fiorentina stenti a fare gioco e punti. Il difficile viene ora: a fine ottobre termina la squalifica di Mutu. E qualche mese dopo tornerà Jovetic. Adem sa che deve sfruttare ogni minima occasione. E finora lo sta facendo alla grande.

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Il Bayern Monaco di Olic ha eliminato Juventus e Fiorentina dalla Champions. Ora il bomber croato proverà ad affossare l'Inter nella finale di Madrid

A 17 anni fece un provino con l’Inter. I nerazzurri lo scartarono. Il 22 maggio se lo troveranno di fronte nella finale di Champions League: Ivica Olic è l’attaccante più temuto da Josè Mourinho. Nato 30 anni fa in Croazia, a Slavonski Brod, il centravanti del Bayern Monaco ha già punito più volte il calcio italiano: la sua storia ci riguarda più da vicino di quanto si potrebbe pensare.

Olic muove i primi passi da professionista nel Marsonia, la squadra della sua città. Esordisce nel 1996, ma le prime reti arrivano un anno dopo: 9 gol nella stagione 97/98, 8 reti in 9 partite nella prima parte del campionato successivo. Lo nota l’Hertha Berlino, che lo porta in Germania ma lo fa scendere in campo solo due volte. Ivica torna a casa dopo pochi mesi: il tempo gli darà ragione. Tra 2000 e 2002 realizza 38 gol: 17 con la maglia del Marsonia,  21 con quella dell’NK Zagabria. Grazie alle sue reti la squadra della capitale vince il primo (e finora unico) titolo nazionale della sua storia.

Il 2002 è l’anno fortunato di Olic. Nominato miglior calciatore croato, viene convocato in Nazionale per i Mondiali in Giappone e Corea del Sud. La sua presenza non passa inosservata ai tifosi italiani: è suo il gol del pareggio nella sfida che vede la selezione azzurra battuta per 2-1. La squadra di Trapattoni, passata in vantaggio con Vieri, verrà affossata dalla rete di un altro “italiano”: l’ex ala del Perugia Milan Rapaic. Al termine del torneo Ivica cambia nuovamente club, ma non città: lo acquista la Dinamo Zagabria, con cui segnerà 16 gol in 27 partite.

Con la maglia della Nazionale croata Olic ha segnato 13 gol in 69 partite

Ormai Olic è pronto per lanciarsi nel calcio che conta: nel 2003 approda al CSKA Mosca, dove resta per 4 anni. Coi russi vince il suo primo trofeo internazionale, la Coppa Uefa 2004-05, dando un altro dispiacere all’Italia: dopo aver eliminato i “vicini” del Partizan Belgrado, Ivica e compagni sconfiggono il Parma in semifinale. E’ ancora lontana, però, la gloria della Champions League, che lo attende in Germania cinque anni dopo: passato il confine tedesco nel 2006, quando viene acquistato dall’Amburgo, dovrà aspettare tre stagioni prima di fare l’ultimo salto, che lo porterà in uno dei maggiori club del calcio mondiale.

A 29 anni, dopo aver partecipato a due Mondiali (2002 e 2006) e due Europei (2004 e 2008), Olic firma un contratto triennale col Bayern Monaco. Ancora una volta fa uno sgambetto all’Italia: il suo arrivo toglie spazio a Luca Toni, che a metà stagione verrà ceduto alla Roma. Ivica disputa una buona stagione, segnando spesso soprattutto in Champions: una rete alla Juventus nel girone eliminatorio, due al Manchester United nei quarti di finale, addirittura tre nella semifinale di ritorno col Lione. Tra due settimane proverà a fare l’ennesimo dispetto all’Italia, il più clamoroso: soffiare la coppa all’Inter, che lo snobbò quando era agli esordi. I tifosi nerazzurri hanno una ragione in più per fare gli scongiuri.

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Stevan Jovetic, 20 anni, nel 2009 è stato eletto calciatore montenegrino dell'anno

Firenze, 31 agosto 2008, stadio Artemio Franchi. Un gol di Nedved sta fruttando alla Juventus un prezioso successo in trasferta contro la Fiorentina. Dalla panchina dei viola si alza Stevan Jovetic: al 9’ minuto del secondo tempo fa il suo esordio in serie A. Il suo ingresso porta scompiglio nella difesa bianconera, che a un minuto dalla fine subisce il pareggio dei padroni di casa. E’ il debutto italiano per il talento montenegrino, nuova stella del calcio europeo dopo le recenti imprese in Champions League.

La strada per il ragazzo di Podgorica, in realtà, comincia tutt’altro che in discesa. Stevan arriva dal Partizan Belgrado, dove nell’ultimo anno ha segnato 19 gol in 33 partite. Ha solo 18 anni. I primi mesi fiorentini sono difficili: Jo-Jo corre, si batte, fa intravedere lampi di classe ma non riesce ad esprimersi come vorrebbe. Da lui ci si aspettano colpi ad effetto e passaggi illuminanti, non la generosità di un mediano. Eppure nel suo girone di andata c’è poco da salvare. Un palo con l’Atalanta, tanta panchina dietro ad Adrian Mutu. Qualcuno inizia a pensare che gli 8 milioni pagati dalla Fiorentina per acquistarlo siano troppi. Jovetic lavora e aspetta di poter dimostrare il contrario.

Le prime soddisfazioni arrivano in primavera. Il 5 aprile 2009 Stevan segna su rigore a Bergamo. Il 10 maggio realizza un bel gol da fuori area a Catania. Due guizzi che non bastano a far infiammare l’ambiente viola, ma che servono a rendere il suo campionato un pò meno anonimo. L’esplosione avviene all’avvio della stagione successiva. La squadra di Prandelli si gioca l’accesso alla Champions League contro lo Sporting Lisbona. Ancora una volta è agosto, ancora una volta la Fiorentina sta perdendo 1-0 all’Artemio Franchi. Jo-Jo entra e infila il portiere avversario con un tiro secco e preciso. E’ il 9’ minuto del secondo tempo. Il suo gol, dopo il 2-2 dell’andata, regala la qualificazione ai gigliati.

Stevan ai tempi del Partizan Belgrado. In Nazionale ha già collezionato 8 gare e 5 gol

“Jovetic mi ricorda Johan Cruijff”. Dejan Savicevic, mostro sacro del calcio montenegrino, consacra così quello che da molti è stato già definito il suo erede. Lui non si spaventa e ripaga con gli interessi. Il 29 settembre c’è Fiorentina-Liverpool: è la serata che lo fa conoscere all’Europa. Stevan segna i due gol che permettono ai viola di ottenere una clamorosa vittoria. Il numero 8 gigliato libera tutto il suo estro anche in campionato: Palermo, Livorno, Sampdoria cadono trafitte dalle sue reti. Il 28 gennaio 2010 Mutu viene trovato positivo all’antidoping. Una brutta tegola per Prandelli, una bella occasione per Jovetic, che di colpo diventa titolare fisso. Segna ancora a Cagliari, poi arrivano gli ottavi di Champions League. All’andata i gigliati perdono 2-1 in casa del Bayern Monaco. Il 9 marzo i tedeschi arrivano all’Artemio Franchi.

Poteva essere la serata più bella. Un fenomeno chiamato Arjen Robben lo impedisce. L’ala olandese realizza la rete che condanna i viola all’eliminazione. Prima, però, c’è lo show di Jo-Jo. Di nuovo una doppietta, su due assist di Gilardino. Un gol di destro, uno di sinistro. Firenze si infuria per l’uscita dalla coppa, ma si esalta per le giocate del suo nuovo idolo. La storia continua: quattro giorni dopo, Stevan segna ancora a Napoli. Forse Jovetic non diventerà Cruijff. Di sicuro il ragazzo prodigio del calcio balcanico è già ben più di una promessa.

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