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Posts Tagged ‘deficit’

Il primo ministro croato Zoran Milanovic (foto European Council, http://bit.ly/RT9dL0)

Il primo ministro croato Zoran Milanovic (foto European Council, http://bit.ly/RT9dL0)

Se in Italia si soffre perché l’economia è in recessione da tre anni, provate a immaginare cosa vuol dire essere in una situazione del genere da sei. È il caso della Croazia, che anche quest’anno non crescerà. Il pil dovrebbe diminuire dello 0,7% rispetto al 2013, mentre le stime del governo prevedevano un leggero aumento. Una dinamica simile a quella del nostro paese.

Due giorni fa l’esecutivo di Zagabria ha approvato una manovra correttiva che porterà il deficit pubblico al 5% del prodotto interno lordo: un punto in più delle stime di un anno fa, due in più di quanto consentirebbero le regole europee. A gennaio l’Unione europea ha aperto una procedura d’infrazione sui conti del paese, con l’obiettivo di far scendere il deficit sotto il 3% a fine 2016. Un’economia sotto osservazione, quindi, a neanche un anno e mezzo dall’ingresso nella Ue del 28° stato comunitario.

Nel 2014 le entrate che sono diminuite di più sono quelle relative all’Iva, e quindi ai consumi. Per rilanciarli il governo ha deciso di ampliare la parte non imponibile del reddito: da febbraio circa un milione di persone (più o meno un quarto della popolazione) dovrebbe trovarsi dai 10 ai 100 euro in più nelle buste paga mensili. Una novità che fa pensare agli 80 euro di Renzi, e che è stata messa in campo dall’esecutivo di centrosinistra di Zoran Milanovic.

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Barili di petrolio in Groenlandia (foto ezioman, http://bit.ly/1aVxTL6)

Barili di petrolio a Kulusuk, Groenlandia (foto ezioman, http://bit.ly/1aVxTL6)

La Croazia sotto osservazione europea per i suoi conti spera di aver trovato una nuova ricchezza. L’azienda norvegese Spectrum ha condotto mesi di ricerche nell’Adriatico, e la compagnia balcanica INA dice che sul fondo marino potrebbero esserci quasi 3 miliardi di barili di petrolio. Una cifra che però è assolutamente da confermare, e che va bilanciata con i rischi ambientali legati all’estrazione dell’oro nero.

Zagabria è diventata la 28° capitale della Ue lo scorso luglio. A gennaio Bruxelles ha aperto nei suoi confronti una procedura per deficit eccessivo: quello 2013 avrebbe superato ampiamente il limite del 3% sul pil, e si prevedono aumenti sia quest’anno che il prossimo. Le autorità croate provano a consolarsi con il sogno petrolifero, su cui però i ricercatori norvegesi non hanno ancora diffuso dati. Dando per buoni quelli INA, le prospettive sarebbero effettivamente interessanti: attualmente le riserve nazionali si fermano a 80 milioni di barili, mentre in mare ce ne sarebbe una quantità trentacinque volte maggiore.

I dubbi, lo dicevamo, sono due. Il primo riguarda l’effettiva presenza di una simile mole di greggio, il secondo le possibilità di incidenti che inquinino l’Adriatico. La natura va tutelata in ogni caso, e ancor di più se contribuisce al turismo e quest’ultimo è una componente essenziale dell’economia del Paese, come succede in Croazia. Secondo l’eurodeputato veneto Andrea Zanoni Zagabria rischia una nuova procedura d’infrazione, stavolta per violazione delle normative ambientali. Per ora il commissario europeo competente in materia assicura che la Ue vigila sulla questione.

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Piazza Ban Jelacic, il cuore di Zagabria

Piazza Ban Jelacic, cuore di Zagabria, mix tra architettura austro-ungarica e consumismo selvaggio

Mentre il governo italiano assicura che quest’anno il rapporto deficit/pil non sforerà il 3%, a pochi chilometri di distanza c’è chi si è già rassegnato a superare la soglia. Il 28° Paese entrato nell’Unione europea prepara una manovra correttiva: la Croazia ha un deficit molto più alto del previsto, e sembra ormai inevitabile una procedura d’infrazione da Bruxelles.

Riorganizzazione del sistema fiscale, razionalizzazione della pubblica amministrazione, privatizzazioni: sono alcune delle misure annunciate dal primo ministro Milanovic un paio di settimane fa. Il capo del governo ha escluso provvedimenti troppo pesanti: “Non credo che tutti i nostri problemi sarebbero risolti se licenziassimo decine di migliaia di dipendenti pubblici”, ha detto con evidente riferimento alle disgrazie greche. Il timore, però, è che le sue parole si rivelino una profezia involontaria: se la direzione tracciata dalle autorità di Zagabria non basterà a sistemare i conti, il Paese rischia di vedersi imporre tagli durissimi dall’Europa, proprio come è successo ad Atene.

Nei primi nove mesi di quest’anno le entrate dello Stato croato sono diminuite del 2% rispetto allo stesso periodo del 2012, mentre le spese sono cresciute del 3,5%. Il ministro delle Finanze ha annunciato che presto sarà necessaria una manovra, motivandola con l’aumento degli interessi sui titoli nazionali (il famigerato spread) e con le centinaia di milioni di trasferimenti che Zagabria deve a Bruxelles da luglio, quando è entrata nell’Unione. Non è chiaro ancora cosa dovranno subìre i cittadini croati, e quanta austerità vivranno sulla loro pelle nei prossimi mesi. Molto potrebbe dipendere dalla politica economica europea, che con il suo rigore sembra aver risolto ben pochi problemi.

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Il primo ministro croato Zoran Milanovic (b92.net)

Il primo ministro croato Zoran Milanovic (b92.net)

L’ingresso nella Ue porterà sicuramente benefici alla Croazia. Per ora, però, sembrano più evidenti le conseguenze negative. Da una parte tagli alla sanità, per evitare una procedura di infrazione sui conti da parte di Bruxelles; dall’altra una procedura già avviata in sede europea su un’altra questione, quella del mandato di arresto internazionale. Appena entrata, Zagabria rischia di essere subito “osservata speciale”.

Ieri mattina nel Paese è iniziato uno sciopero dei dipendenti pubblici della sanità. A giugno il governo ha imposto un contratto collettivo che ha tagliato i fondi per gli straordinari e i turni notturni. In questo modo stima di risparmiare 110 milioni. Secondo i sindacati alla mobilitazione ha aderito il 70% di medici e infermieri. Il deficit croato per quest’anno era stato programmato al 3,1% del pil, ma è già sopra, e il governo ha annunciato una nuova manovra per evitare sanzioni dalla Ue.

Sempre ieri la Commissione europea ha attivato una procedura contro Zagabria sul tema del mandato d’arresto. La Croazia ha cambiato le norme in materia tre giorni prima di aderire all’Unione, ed è stata rimbrottata dal commissario alla Giustizia Reding. Risposta: disponibilità a fare marcia indietro, ma non prima del prossimo luglio. La questione sarà sottoposta agli altri Stati membri, che in 10 giorni dovranno pronunciarsi sulla proposta di avviare un monitoraggio più stringente sul 28° Stato della Ue. A rischio anche i fondi europei nei settori giustizia e affari interni.

FONTE: Ansa

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Ivo Josipovic, 52 anni, è il nuovo presidente della Croazia

Insegna all’università di Zagabria e fa il musicista: sogna di comporre un’opera lirica sui Beatles. Ivo Josipovic è il nuovo presidente della Croazia. Il candidato socialdemocratico ha vinto col 60,3% il ballottaggio con Milan Bandic, sindaco di Zagabria, uscito dal partito dell’avversario pochi mesi fa. Il nuovo capo dello Stato dovrà guidare il Paese verso l’ingresso nell’Unione europea, previsto per il 2012.

Un nodo delicato è quello dei rapporti con la Serbia, anch’essa in cammino verso Bruxelles. Mentre a Zagabria si contavano le schede elettorali, da Belgrado partiva un duro attacco al predecessore di Josipovic. “Mesic lascia una pesante eredità al nuovo presidente, con cui speriamo di poter stabilire relazioni diverse”, ha detto il capo dello Stato serbo Boris Tadic, che rimprovera al suo ormai ex omologo di aver esaltato l’indipendenza del Kosovo e di aver ridotto da otto a sette anni la pena del criminale di guerra croato Sinisa Rimac. I conflitti degli anni ’90 sono un tema ancora capace di scatenare crisi diplomatiche tra i Paesi balcanici, soprattutto per il rifiuto dei governi di assumersi ciascuno la propria parte di responsabilità. Lo stesso Josipovic, ad esempio, minimizza le colpe del presidente-dittatore croato Franjo Tudjman: “Con lui abbiamo avuto parzialmente un’esperienza autoritaria, ma non comparabile ai regimi sudamericani”, dice al Corriere della Sera.

Danilo Turk e Boris Tadic, presidenti di Slovenia e Serbia, prossimi interlocutori di Josipovic

Non sembra avere preoccupazioni sulla convivenza con Josipovic  Jadranka Kosor, capo del governo di centro-destra croato. “Lavorerò col nuovo presidente”, dice il primo ministro, già abituato con Mesic alla coabitazione con un esponente dello schieramento opposto. Buona accoglienza per il neo-eletto anche da Giancarlo Galan e Renzo Tondo, presidenti rispettivamente di Veneto e Friuli Venezia Giulia: i governatori si dicono certi di poter collaborare positivamente con Zagabria per il progetto dell’Euroregione, una struttura di cooperazione transfrontaliera che coinvolgerà anche Austria e Slovenia. Quest’ultima e la Croazia negli ultimi tempi hanno avuto alcune controversie sul confine tra i due Stati: nei prossimi mesi Josipovic dovrà impegnarsi anche per migliorare le relazioni con Lubiana.

Il vero avversario del nuovo presidente, comunque, sarà la crisi, che nei Balcani ha colpito più duramente che altrove. Nello scorso ottobre il salario medio nel Paese era 725 euro. Il rapporto tra debito e PIL ha superato il 120%: per capirsi, nel 2007 quello italiano – il più alto dell’area euro – era del 104%. Le istituzioni croate dovranno lavorare duramente per ridurre il deficit, condizione indispensabile per entrare in Europa. Lo scenario non è semplice, ma Zagabria deve farcela: perdere il treno per Bruxelles vorrebbe dire esporre a enormi rischi la stabilità economica e politica del Paese.

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