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Posts Tagged ‘dzeko’

In basso a destra, il rigore inventato ottenuto dal Brasile contro la Croazia (Vincent Desplanche, http://bit.ly/R7HqWA)

In basso a destra, il rigore inventato ottenuto dal Brasile con la Croazia (Vincent Desplanche, http://bit.ly/R7HqWA)

Fuori al primo turno. Le due nazionali ex-jugoslave impegnate ai Mondiali brasiliane potevano fare di più. Entrambe si sono piazzate terze nel proprio girone, ma per qualificarsi agli ottavi dovevano arrivare almeno seconde. La Bosnia non ce l’ha fatta per un punto; la Croazia per ben 4. Qualcosa di positivo da riportare a Sarajevo e Zagabria, comunque, c’è.

Per i bosniaci era la prima volta nella massima competizione globale. Finora non erano mai riusciti a disputare neppure la fase finale di un campionato europeo. L’esordio è stato buono sul piano del gioco, ma non su quello del risultato: sconfitti 2-1 dall’Argentina, che ha dominato il gruppo F vincendo tutte le partite. La gara decisiva è stata la seconda con la Nigeria. Gli africani hanno vinto 1-0, ma sul match pende l’ombra di un gol regolare annullato a Dzeko. A questo si aggiunge una foto scattata a fine partita che ritrae l’arbitro abbracciato al portiere avversario, e che ha fatto raccogliere decine di migliaia di firme bosniache per chiedere la cacciata del fischietto dal torneo. Il Mondiale brasiliano, in ogni caso, aveva ancora qualcosa da regalare a Sarajevo: la prima vittoria della Bosnia, che ha battuto 3-1 l’Iran. Questo nonostante alla squadra di Teheran non mancassero le motivazioni: se avesse avuto la meglio avrebbe potuto passare agli ottavi.

La Croazia era arrivata in Sudamerica con una storia ben diversa alle spalle. Il precedente più illustre risale al 1998, tre anni dopo la fine della guerra, quando i calciatori con la maglia a scacchi biancorossi arrivarono terzi. Oltre a quel risultato vale la pena ricordare anche i quarti degli Europei raggiunti nel 1996 e nel 2008. Stavolta è andata male, anche se la prima gara aveva fatto ben sperare. Ai giocatori di Zagabria è toccato sfidare i padroni di casa nel match inaugurale, e pure segnare il primo gol del Mondiale (per la verità un’autorete). Il Brasile non ha impressionato e forse non avrebbe vinto se sull’1-1 non gli fosse stato assegnato un rigore inesistente. Poi i croati hanno asfaltato il Camerun 4-0, e si sono giocati la qualificazione nell’ultima partita col Messico: sconfitti 3-1, con tre gol presi nei venti minuti finali. Che la squadra centramericana fosse più che dignitosa lo hanno confermato gli ottavi con l’Olanda, che ha avuto la meglio con grande fatica. Ai team balcanici ora non resta che sperare in Euro 2016.

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Festeggiamenti a Sarajevo per la qualificazione della Bosnia ai Mondiali (tuttosport.com)

Festeggiamenti a Sarajevo per l’accesso della Bosnia ai Mondiali 2014 in Brasile (tuttosport.com)

Due settimane fa la Bosnia ha ottenuto per la prima volta l’accesso ai Mondiali. A Sarajevo tante persone sono scese in piazza a festeggiare. Qualcuno si è chiesto se il calcio può contribuire a rendere più unita la popolazione, divisa anche geograficamente dalle pulizie etniche degli anni ’90. Un bel risultato alla competizione brasiliana della prossima estate potrebbe aiutare; intanto fa piacere scoprire che i luoghi di nascita dei giocatori sono sparsi in tutto il Paese e anche fuori.

Gli accordi post-guerra hanno creato uno Stato composto da più entità: le principali sono la Repubblica serba di Bosnia (Rs) e la Federazione croato-musulmana. I calciatori in campo nel match decisivo per l’accesso al Mondiale provengono da entrambe, e non solo. La Rs ha dato i natali al portiere Begovic, al difensore Bicakcic, ai centrocampista Salihovic e Zahirovic (entrato nel secondo tempo) e all’attaccante Ibisevic, autore del gol-partita. Dalla Federazione arrivano i difensori Lulic e Vrsajevic, i centrocampisti Medunjanin e Pjanic e il bomber Dzeko. Completano il quadro il difensore Spahic, originario di Dubrovnik (Croazia), e il centrocampista Misimovic, nato a Monaco di Baviera.

Va detto che il luogo in cui gli atleti sono venuti alla luce non necessariamente corrisponde a un’etnia precisa. Non è detto che chi è originario della Rs sia serbo, né che i nati nella Federazione siano croati o musulmani. Prima della guerra le tre etnie erano mescolate nelle diverse zone del Paese, e i giocatori citati sono compresi tra la classe ’80 e quella ’90, subito prima che scoppiasse il conflitto. Possibile che ai Mondiali i croati bosniaci tifino la squadra di Zagabria (se si qualificherà), e che nemmeno i serbi bosniaci sostengano quella di Sarajevo (di sicuro non potranno appoggiare quella di Belgrado, rimasta esclusa). Nei prossimi mesi sapremo se la speranza che il calcio abbassi la tensione inter-etnica è solo un’illusione.

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Nemanja Vidic ha sbagliato il rigore che avrebbe potuto salvare la Serbia (pianetazzurro.it)

Tre squadre potrebbero andare agli Europei. Altre due al massimo li guarderanno in tv. È il (magro) bilancio delle Nazionali di calcio dell’area ex jugoslava dopo l’ultimo turno dei gironi di qualificazione a Polonia-Ucraina 2012. Slovenia e Serbia sono tagliate fuori; sognano ancora Croazia, Bosnia e Montenegro, che se la giocheranno agli spareggi.

SERBIA AMARA. Dopo aver pareggiato venerdì con un’Italia già qualificata, l’undici capitanato dall’interista Stankovic perde in casa della Slovenia, già matematicamente eliminata. Tutto si decide in due episodi. Prima Dare Vrsic, centrocampista dell’Olimpia Lubiana, segna con una punizione rocambolesca da metà campo. Poi Nemanja Vidic, capitano del Manchester United, si fa parare un rigore dal portiere dell’Udinese Handanovic. L’1-0 è inutile per gli sloveni e catastrofico per i serbi, fuori dagli Europei dopo l’uscita al primo turno dal Mondiale sudafricano. La delusione si fa sentire: a fine gara i “pilastri” Stankovic e Vidic annunciano di voler lasciare la Nazionale.

GRIDO STROZZATO. È quello del ct bosniaco Safet Susic, bomber del Paris Saint-Germain e della selezione jugoslava negli anni ’80. La sua squadra, che nella storia non è mai arrivata né a un Mondiale né a un Europeo, passa in vantaggio a Parigi contro la Francia. Un bellissimo gol di Edin Dzeko (7 reti in 8 partite in questo avvio di stagione col Manchester City) porta la Bosnia al primo posto, quello che vale la qualificazione diretta. L’urlo di Susic si spegne al 78’: Samir Nasri, compagno di squadra di Dzeko in Inghilterra, conquista e realizza un rigore molto dubbio, assicurando ai transalpini il biglietto per Euro 2012. I ragazzi di Sarajevo cercheranno fortuna agli spareggi, come è accaduto per i Mondiali 2010, quando si sono dovuti arrendere al Portogallo. Una cosa è certa: il calcio bosniaco è in grande crescita.

BELLE SPERANZE. Le hanno Croazia e Montenegro, seconde nei rispettivi gironi e dunque qualificate agli spareggi. Anche per Zagabria c’è un pò di rimpianto: gli uomini di Slaven Bilic (bronzo da difensore ai Mondiali del ’98) battono 2-0 la Lettonia e sono al primo posto fino a dieci minuti dalla fine, ovvero finché la Grecia sta perdendo in Georgia. Due gol degli ellenici fanno ammutolire i croati, che pagano le sconfitte subite proprio in Georgia e in Grecia. Più tranquilla la serata dei montenegrini: la squadra degli “italiani” Vucinic e Jovetic aveva già ottenuto l’accesso agli spareggi, grazie anche a due stupefacenti pareggi contro l’Inghilterra di Fabio Capello. La sconfitta in Svizzera (2-0) non cambia le carte in tavola.

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La Nazionale di calcio jugoslava vincitrice dei Mondiali under 20 del 1987. Il primo in piedi a sinistra è Zvonimir Boban (radioeuropaunita.wordpress.com)

Svezia, giugno 1992. Si disputa una delle competizioni calcistiche più sorprendenti di sempre. La Danimarca di Peter Schmeichel e Brian Laudrup si laurea campione d’Europa, facendo fuori – nell’ordine – Inghilterra, Francia, Olanda e Germania. Ma il particolare più incredibile, e spesso dimenticato, è un altro. I biancorossi non avrebbero dovuto partecipare alla manifestazione. Furono ripescati all’ultimo minuto, in sostituzione di un’altra squadra: la Jugoslavia.

La selezione balcanica, che si era qualificata a pieno titolo, venne esclusa per la guerra in corso. Una decisione che decretò la fine di una delle Nazionali storiche del calcio mondiale. Quarta ai Mondiali del 1930 e 1962, seconda agli Europei del 1960 e 1968, a Italia ’90 era stata fermata ai quarti di finale dall’Argentina. In quella formazione c’erano campioni come Boksic, Prosinecki, Savicevic, Stojkovic, Suker. Alcuni di loro si sarebbero ritrovati avversari otto anni dopo, ai Mondiali di Francia, con le maglie di Croazia e Serbia.

Da allora il calcio balcanico ha vissuto alterne fortune. Il picco è rappresentato dal terzo posto croato ai Mondiali conquistato proprio nel 1998. La selezione biancorossa può vantare anche di essere arrivata due volte ai quarti di finale degli Europei: nel 1996, in Inghilterra, e nel 2008, in Austria e Svizzera. Allo stesso punto si è fermata nel 2000 (Europei in Belgio e Olanda) la Serbia, mai più avanti degli ottavi di finale di un Mondiale (raggiunti nel ’98). Ancora più modesti i risultati della Slovenia (bloccata al primo turno a Euro 2000 e ai Mondiali 2002 e 2010), per non parlare di quelli di Bosnia, Macedonia e Montenegro (unito alla Nazionale serba fino al 2007), mai qualificate a nessuna delle due competizioni.

Nemanja Vidic, capitano del Manchester United e pilastro della Nazionale serba (mjpurpleaces.blogspot.com)

Poca gloria, quindi, per squadre giovani e ancora “immature”. Eppure il talento ci sarebbe. Se proviamo a mettere insieme i migliori elementi delle sei selezioni nate dalla disgregazione balcanica (Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia, Macedonia e Montenegro), il risultato è eccellente. In porta possiamo affidarci a Samir Handanovic, estremo difensore sloveno dell’Udinese. Davanti a lui un invidiabile terzetto serbo: Nemanja Vidic, capitano del Manchester United, Branislav Ivanovic, pilastro del Chelsea, e Neven Subotic, campione di Germania col Borussia Dortmund.

A centrocampo spazio al 21enne bosniaco Miralem Pjanic, già più di 100 partite col Lione, e al 26enne croato Luka Modric, inamovibile del Tottenham. Al loro fianco altri tre serbi: Dejan Stankovic, 209 presenze e 29 gol nell’Inter, Milos Krasic, nota lieta nella disastrosa Juventus recente, e Zdravko Kuzmanovic, rinato allo Stoccarda dopo l’esperienza altalenante di Firenze. Devastante la coppia d’attacco: il bosniaco Edin Dzeko, da gennaio al Manchester City, e il montenegrino Mirko Vucinic, fuoriclasse della Roma.

Tra i “rincalzi”, tra chi resterebbe escluso solo per ragioni di spazio, ci sono giocatori del calibro di Aleksandar Lukovic, difensore serbo dello Zenit San Pietroburgo, Josip Ilicic, centrocampista sloveno del Palermo, e Goran Pandev, attaccante macedone dell’Inter. Una squadra così potrebbe tranquillamente puntare alle prime posizioni di qualsiasi competizione. Ma una squadra così non può esistere, perché la Storia con la esse maiuscola – quella vera, ben più ampia di un campo di calcio – ha separato i Paesi che componevano la Jugoslavia. E le loro (finora) poco fortunate Nazionali di calcio.

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Joseph Blatter, 75 anni, presidente della Fifa dal 1998 (truthminber.net)

Il 26 marzo la Nazionale di calcio bosniaca ha compiuto una delle maggiori imprese della sua storia. Il 1° aprile è stata cancellata dalle competizioni internazionali. Fifa e Uefa hanno sospeso la Federcalcio di Bosnia-Erzegovina per non aver adottato uno statuto conforme alle loro raccomandazioni. Pochi giorni dopo è nato un “comitato per la normalizzazione” per rifondare le istituzioni bosniache.

La selezione guidata da Safet Susic (bomber della Nazionale jugoslava tra il 1977 e il 1990) è attualmente in corsa per qualificarsi agli Europei del 2012. Milita nel gruppo D, contro squadre del calibro di Francia e Romania. Proprio contro la Romania, il 26 marzo, è arrivato un risultato molto importante. Due gol degli attaccanti Ibisevic e Dzeko hanno condotto la Bosnia al successo casalingo per 2-1. Una vittoria che vuol dire quarto posto nel girone, a un punto da Bielorussia e Albania, seconde a pari merito. E secondo posto significa qualificazione, o quanto meno accesso agli spareggi per partecipare al massimo torneo continentale.

Zvjezdan Misimovic (Dinamo Mosca), capitano della Nazionale bosniaca (kezkak.wordpress.com)

Il sogno, però, potrebbe interrompersi. A ottobre 2010 i comitati esecutivi di Fifa e Uefa hanno chiesto alla Federcalcio bosniaca di adeguare il suo statuto agli standard internazionali entro il 31 marzo di quest’anno. Il punto cruciale è il numero di presidenti dell’organismo, che attualmente sono tre: un musulmano, un croato e un serbo, esattamente come accade nel governo politico del Paese. Alle istituzioni del calcio mondiale questo non va. Il capo dev’essere uno solo. Il 29 marzo l’assemblea generale della Federcalcio bosniaca si è riunita per votare i cambiamenti e adeguarsi alle richieste. Niente da fare: le modifiche non sono state approvate dalla maggioranza. E dal mondo del pallone globale è arrivato il cartellino rosso.

La squadra di emergenza formata dalla Fifa dovrà tagliare i ponti con i vertici della federazione attuale e organizzare una nuova assemblea entro il 26 maggio. Il rinnovamento sarà duraturo: nei mesi successivi, il comitato preparerà nuove elezioni per tutti gli organi entro il 30 novembre. Se entro maggio entrasse in vigore uno statuto in linea con le regole internazionali, la Bosnia potrebbe restare in corsa per gli Europei: le prossime gare in calendario sono a inizio giugno (il 3 la rivincita in casa della Romania, il 7 la sfida interna con l’Albania). I tifosi bosniaci aspettano. E sperano di continuare a sognare.

Fonti: repubblica.it, lastampa.it, blitzquotidiano.it

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Edin Dzeko, attaccante del Wolfsburg, 14 gol in 23 match in Nazionale

Sarajevo, 6 novembre 1996. La neonata Nazionale di calcio della Bosnia-Erzegovina batte 2-1 in amichevole l’Italia. Pochi giorni dopo Arrigo Sacchi si dimette da ct azzurro. Zenica, 18 novembre 2009. A 70 km da Sarajevo, la Bosnia viene battuta dal Portogallo. E’ la gara di ritorno degli spareggi per i Mondiali del 2010. Si qualificano i lusitani, che avevano vinto anche all’andata nonostante i tre legni colpiti dalla squadra di Miroslav Blazevic.

Quella della selezione bosniaca è ovviamente una storia recente. Nata durante il conflitto jugoslavo, ha esordito ufficialmente contro l’Albania, venendo sconfitta 2-0 a Tirana. Era il 30 novembre 1995, nove giorni dopo l’accordo di Dayton che pose fine alla guerra. Negli anni successivi la Bosnia calcistica ha vissuto tante sconfitte e poche gioie, come per l’appunto quella della vittoria contro l’Italia. A differenza di Serbia, Croazia e Slovenia, in quindici anni di vita non è mai riuscita a qualificarsi né agli Europei né ai Mondiali. Quest’anno, però, ci è andata molto vicina.

Il girone eliminatorio per Sudafrica 2010 l’ha vista arrivare seconda dietro la Spagna e davanti a squadre più quotate come Turchia e Belgio: gli undici di Blazevic si sono tolti lo sfizio di battere i Diavoli Rossi due volte, 2-1 a Zenica e 4-2 a Genk. Grande protagonista delle qualificazioni è stato Edin Dzeko, centravanti che piace molto al Milan, autore di 9 gol in 10 partite. Ad affiancarlo c’erano Zvjezdan Misimovic, suo compagno di squadra nel Wolfsburg, e Zlatan Muslimovic, ex di Messina, Parma e Atalanta.

Non c’era invece Hasan Salihamidzic, esterno della Juve che si è ritirato dal calcio internazionale nel 2006. Il nuovo ct ed ex attaccante bosniaco Safet Susic, subentrato a Blazevic a fine dicembre, ha detto di volerlo convincere a tornare in Nazionale. I due hanno qualcosa in comune: Susic è l’ultimo giocatore ad aver segnato una tripletta all’Italia, con la maglia della Jugoslavia, il 13 giugno 1979. Salihamidzic ha segnato il primo dei due gol subiti dagli azzurri di Sacchi nel 1996. Insieme potrebbero provare a conquistare la qualificazione ad Euro 2012. La nostra Nazionale dovrà sperare di non incontrarli.

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