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Posts Tagged ‘energia’

Milo Djukanovic con Silvio Berlusconi, in visita in Montenegro nel marzo 2009 (corrieremontenegrino.it)

Milo Djukanovic chiederà i danni alla giustizia italiana. L’ex primo ministro del Montenegro, indagato a Bari per contrabbando di sigarette, ha visto archiviata l’inchiesta a suo carico nello scorso maggio. Ma non è soddisfatto dalle motivazioni presentate dagli inquirenti.

La procura, infatti, ha interrotto il procedimento contro Djukanovic a causa dell’immunità diplomatica di cui godeva, in quanto capo di governo. La Repubblica riporta le dichiarazioni rilasciate pochi giorni fa dall’accusato: “In tal modo i giudici hanno cercato di uscire dal vicolo chiuso in cui si trovavano. Dopo dieci anni di indagini è difficile fare marcia indietro e dire: abbiamo sbagliato. E’ molto più facile appoggiarsi sull’immunità”. Ma chi è Milo Djukanovic?

Igor Luksic, primo ministro montenegrino, successore di Djukanovic. A 35 anni è il più giovane capo di governo al mondo (bh-news.com)

Nato a Niksic (seconda città del Montenegro) 49 anni fa, è stato primo ministro del suo Paese due volte: la prima dal 1991 al 1998, la seconda dal 2003 allo scorso 21 dicembre. Tra il 1998 e il 2003 ha ricoperto la carica di presidente. Durante le guerre jugoslave si è reso ostile a Milosevic e ha conquistato il consenso popolare con un programma di apertura all’economia di mercato e di cooperazione con l’Occidente. Negli anni successivi, però, si è parlato con sempre maggiore insistenza dei suoi rapporti col narcotrafficante Darko Saric e con le mafie italiane.

Per la procura di Bari e per quella di Napoli – che a sua volta lo ha indagato per contrabbando – Djukanovic era un pericoloso criminale. Per il governo Berlusconi era un importante partner commerciale, soprattutto nel campo dell’energia. Ora in Montenegro non è più al comando. Ma il suo potere, è facile immaginarlo, è tutt’altro che svanito.

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L'orchestra di Goran Bregovic riunisce chitarre, archi ed ottoni

E’ stato leader della maggiore rock band della Jugoslavia socialista. Ha firmato le colonne sonore delle pellicole più famose della filmografia balcanica. Ha lavorato con artisti come Cesaria Evora, Kayah e Iggy Pop. Goran Bregovic è uno dei musicisti slavi più celebri al mondo. Nato nel 1950 a Sarajevo, è conosciuto da molti per il suo legame con Emir Kusturica: il suo successo, però, inizia nella Bosnia degli anni ’70, ben prima della collaborazione col regista serbo.

E’ il 1974 quando Goran fonda i Bijelo Dugme (bottone bianco), gruppo di cui è chitarrista e che nel giro di pochi anni si fa conoscere in tutto il Paese. Il loro secondo album vende 200 mila copie. Nel 1977 suonano a Belgrado davanti a più di 70 mila persone. Negli anni ’80 i loro ritmi si avvicinano al pop e soprattutto al folk, assumendo quelle sonorità gitane che tanto saranno care a Bregovic nella sua carriera da solista. La cavalcata della band si arresta nel 1989: ironia della sorte, lo scioglimento arriva pochi mesi prima della disgregazione della federazione jugoslava.

Appena salutati i vecchi amici, Bregovic abbraccia un nuovo compagno d’avventure: Emir Kusturica, per il quale scrive le musiche de Il tempo dei gitani, affresco surreale della realtà rom tra i Balcani e l’Italia. Il sodalizio tra i due artisti prosegue felicemente: Goran compone le colonne sonore di Arizona Dream (1993), con Johnny Depp, e poi di Underground (1995), capolavoro premiato con la Palma d’Oro a Cannes. Proprio all’apice della sua popolarità, però, la coppia si rompe. Il regista rimprovera al musicista di abusare delle melodie dei film nei suoi concerti. Il 1998 è l’anno della separazione: Bregovic firma le musiche di Train de vie di Radu Mihaileanu, ma non quelle di Gatto nero, gatto bianco di Kusturica. Da allora i due non lavoreranno più insieme.

Bregovic attore ne "I giorni dell'abbandono" (2005), con Luca Zingaretti e Margherita Buy

Negli anni successivi Goran registra numerosi album con la sua Wedding & Funeral Orchestra, con cui suona in giro per il mondo toccando spesso l’Italia. A onor del vero, bisogna dire che non sempre le sue performance live possiedono la vivacità, la passione e la capacità di coinvolgimento delle canzoni originali. Il calore musicale che sprigiona dalle creazioni di Bregovic sembra un po’ “raffreddato” nelle versioni dal vivo, che tante altre band invece usano per trasmettere al meglio tutta la loro energia. Lo stile e la bravura compositiva del nostro, comunque, restano eccellenti, così come lo erano ai tempi del “bottone bianco” balcanico. Sono passati 36 anni dall’esordio sulle scene di Goran. Gliene auguriamo almeno altrettanti, con il sogno – forse l’illusione – di vederlo un giorno nuovamente unito al suo (ex) amico Emir.

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Il primo è considerato da molti il miglior giocatore di sempre. Il secondo è il regista balcanico più famoso al mondo. Maradona di Emir Kusturica è un documentario passionale e coinvolgente. Presentato nel 2008 al Festival di Cannes, è rimasto poco nelle sale italiane ed è forse una delle produzioni meno conosciute del regista serbo. Un peccato per gli amanti del cinema, del calcio, delle grandi storie di vita.

Eccentrici, discussi, unici: Kusturica e Maradona si sono incontrati nel 2005

Dalla droga al pallone, dalla famiglia alla politica, Maradona si confessa sinceramente in una sorta di lunghissima intervista, ambientata tra Belgrado, Buenos Aires e Napoli. Ai video delle sue prodezze calcistiche si accompagnano gli abbracci con Fidel Castro e Hugo Chavez. Nelle sue parole l’affetto per le figlie si confonde col dolore della tossicodipendenza. Il risultato è un mix esplosivo, che affascina anche chi non sa distinguere tra un fuorigioco e un calcio d’angolo. L’energia travolgente di Diego, creatrice e distruttiva allo stesso tempo, investe lo spettatore e lo immerge nel dramma di un personaggio eccezionale, padrone e schiavo di un potere quasi impossibile da controllare.

Alcuni sostengono che il vero protagonista della pellicola non sia Maradona. Kusturica non si nasconde ma partecipa al racconto, dialoga con il Pibe de Oro, traccia improbabili paragoni tra lui e i personaggi dei suoi film. Forse la narrazione sarebbe stata più fluida senza la sua continua presenza, ma era impensabile che l’ego del regista di Sarajevo – notoriamente smisurato – non emergesse in una storia come questa. Tutto è eccessivo in Maradona: la classe del calciatore, la fragilità dell’uomo, la retorica del rivoluzionario, l’amore dei tifosi che ne fanno un Dio. “Io sono il cinema” ha detto una volta Kusturica. “Io sono il calcio” potrebbe dire a maggior ragione Diego. Due esagerazioni che vale la pena di vivere.

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La banda di strada dei Fiati sprecati suona con Vinicio Capossela ad Arezzo Art 2009

Puoi incontrarli all’università, in una manifestazione di piazza, ad un festival. Puoi ammirare l’armonia con cui suonano o farti semplicemente contagiare dalla loro energia. Ma difficilmente potrai fare a meno di ballare. I Fiati sprecati, banda di strada fiorentina, sono nati nel 2000. Da allora animano i luoghi più diversi con trombe, tromboni, flauti, clarinetti e sassofoni: una composizione che ricorda molto quella delle orchestrine gitane rese note da Emir Kusturica. E il loro legame con le musiche dell’ex Jugoslavia non si ferma qui.

La miscela di generi, ritmi e culture dei Fiati Sprecati nasce innanzitutto dalla loro provenienza geografica: abruzzesi, pugliesi, veneti, sardi, siciliani, emiliani, lombardi, tedeschi, americani e francesi, oltre naturalmente agli “indigeni” toscani. In secondo luogo ci sono i gusti musicali dei suonatori, ognuno dei quali ha una formazione diversa: si va dal beat anni ’60 allo swing, passando per il jazz e per i canti di lotta partigiana. Denominatore comune, comunque, sono i ritmi balcanici, tzigani e dell’est europeo in genere, vera cifra stilistica della banda.

I musicanti hanno il loro punto di incontro nel quartiere fiorentino di Gavinana: il Centro popolare autogestito è un luogo di aggregazione sociale e culturale, che ospita cineforum, laboratori artistici e concerti. E’ soprattutto, un’ex scuola occupata, simbolo di un’azione “politica” di lotta alle disuguaglianze in cui il gruppo si riconosce pienamente. Solidarietà, pacifismo, denuncia dei mali della globalizzazione: nelle serate animate dai Fiati c’è tutto questo, oltre a molta voglia di divertire e divertirsi.

La filosofia dominante è quella dell’apertura, tanto che alle prove settimanali può partecipare chiunque voglia unirsi alla compagnia: negli anni sono entrati ed usciti dalla banda decine di musicisti. Quello dei Fiati Sprecati non è un caso isolato: in Italia e nel mondo sono tante le realtà simili, dalla Hungry March Band di New York, alla Titubanda di Roma, all’Express Brass Band di Monaco di Baviera. A unire suonatori vicini e lontani è l’amore per la musica, e in particolare per la musica balcanica, fonte di ispirazione preziosa per molti di questi gruppi. Forse nessuno di loro sarà mai famoso come Goran Bregovic. Ma molti di loro, per passione e capacità di coinvolgimento, non hanno nulla di invidiargli.

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