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Posts Tagged ‘gruevski’

Il primo ministro macedone Gruevski è al centro di uno scandalo intercettazioni (foto European People's Party, http://bit.ly/1kuY8rA)

Il primo ministro macedone Gruevski è al centro di uno scandalo intercettazioni (foto European People’s Party, http://bit.ly/1kuY8rA)

Crisi istituzionale e proteste di piazza. In Macedonia va avanti così da alcuni mesi, e le cose sembrano muoversi in una direzione inquietante. Finora i cortei contro il governo hanno ottenuto ben poco, se non scontri con la polizia che hanno fatto alcuni feriti. A riempire le strade è stata prima una riforma dell’istruzione, poi è iniziato lo scandalo intercettazioni che contrappone il primo ministro Gruevski al leader dell’opposizione Zaev.

Per diversi mesi il secondo ha detto di avere materiale compromettente sul suo avversario, ma non lo ha tirato fuori. In quel periodo avrebbe trattato per avere una contropartita in cambio del suo silenzio. I negoziati devono essere andati male, perché a febbraio Zaev ha iniziato a diffondere il contenuto di telefonate che secondo lui sono state spiate illegalmente dalle autorità di Skopje. Gruevski ha respinto le accuse ed è stata limitata la libertà del capo dell’opposizione, impedendogli di lasciare il paese – ma non di tenere continue conferenze stampa per raccontare ogni volta un altro pezzetto della sua presunta verità.

L’ultima rivelazione riguarda il caso di un ragazzo ucciso dalla polizia e ha spinto il fratello della vittima a convocare una protesta sotto la sede del governo. All’appello hanno risposto migliaia di persone, la tensione è salita e ci sono stati scontri. Gli agenti hanno caricato, usato lacrimogeni, cannoni ad acqua e arrestato diversi manifestanti. Zaev ora invita alla calma, ma viene il dubbio che in realtà sperasse di scatenare una rivolta con le notizie diffuse in queste settimane.

In questo contesto l’unico lato positivo della situazione macedone riguarda l’economia. Tra 2008 e 2014 il pil è salito dell’11% e secondo la commissione europea aumenterà quasi del 4% sia quest’anno che il prossimo. Il paese è candidato da 10 anni a entrare nella Ue, ma il traguardo è ancora lontano. Gli ultimi mesi fanno temere un peggioramento del caos nelle piazze e di quello istituzionale, con un’ombra di autoritarismo che sembra allungarsi su Skopje.

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La fortezza Kale a Skopje (foto  Andrzej Wójtowicz, http://bit.ly/1o0kLtT)

La fortezza Kale a Skopje, capitale macedone (foto Andrzej Wójtowicz, http://bit.ly/1o0kLtT)

Qualcosa si muove in Macedonia. Nelle piazze continuano da mesi le proteste degli studenti, iniziate contro una riforma dell’istruzione ma continuate in un clima che sembra poter portare a un cambiamento più ampio. Nelle ultime settimane si è inasprito il confronto tra il primo ministro di centrodestra Gruevski e il leader di opposizione Zaev, in una crisi istituzionale che si lega a quella sociale.

L’attuale capo del governo guida il paese da quasi dieci anni. L’ultimo successo elettorale risale ad appena un anno fa: l’opposizione ha denunciato brogli, ma sembra colpevole di non essere riuscita a presentare un’alternativa credibile. Un altro motivo dell’inamovibilità di Gruevski pare essere l’economia: tra 2008 e 2014 il pil è cresciuto dell’11%, mentre tanti paesi europei annaspavano sotto i colpi della crisi. Allora perché in strada ci sono contestatori?

Mettiamo insieme i problemi che hanno fatto notizia all’estero negli ultimi mesi. Nella prima parte del 2014 sono scoppiati scontri di piazza legati alle tensioni etniche tra la componente albanese e quella macedone in senso stretto. In questi anni le autorità sembrano aver cercato di mantenere vivo l’astio reciproco, usandolo a fini politici. La corruzione è aumentata, o almeno questo diceva intorno a giugno Freedom House, ong statunitense che monitora lo stato di salute delle democrazie di tutto il mondo. Lo stesso rapporto parlava di diminuzione dell’indipendenza dei media, e una conferma in questo senso è arrivata a ottobre, con la relazione annuale della commissione europea sui paesi candidati a entrare nell’unione.

A questo vanno aggiunte le proteste degli studenti e la recente esplosione dello scontro tra Gruevski e Zaev, che denuncia uno spionaggio massiccio dei cittadini da parte del governo e il controllo politico di media e magistratura. Per questo è stato accusato di volere un colpo di stato e gli è stato ritirato il passaporto. In questo contesto il capo della commissione europea Juncker ha annullato un incontro con il primo ministro macedone. Uno scenario cupo che potrebbe illuminarsi se i movimenti di piazza organizzassero un’alternativa politica pulita e convincente.

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Il leader dell'opposizione macedone Zoran Zaev (foto FOSIM, http://bit.ly/1jpMrk5)

Il leader dell’opposizione macedone Zoran Zaev (foto FOSIM, http://bit.ly/1jpMrk5)

L’Unione europea chiede un’indagine indipendente sullo scontro istituzionale in corso in Macedonia. Il primo ministro Nikola Gruevski ha accusato il leader dei socialdemocratici Zoran Zaev di spionaggio e minacce a funzionari del governo. Il numero uno dell’opposizione ha dovuto consegnare il passaporto. Nei mesi scorsi aveva annunciato la diffusione di documenti compromettenti che avrebbero costretto chi guida il paese a dimettersi.

Secondo Gruevski, Zaev avrebbe ammesso di aver ottenuto queste notizie riservate da servizi segreti stranieri. Il politico di centrosinistra sarebbe accusato di voler arrivare a un colpo di stato, dopo le elezioni che l’hanno scorso hanno segnato la vittoria della destra sia alle presidenziali che alle legislative. La minoranza ha denunciato brogli, ma le proteste non hanno impedito a Gruevski di iniziare il suo quarto mandato da capo del governo. Si dice che Zaev fosse pronto a rendere pubbliche le prove dello spionaggio illegale di migliaia di cittadini. Il leader dell’opposizione è accusato di complotto insieme ad altre tre persone, tra cui l’ex capo dei servizi segreti.

Nei mesi scorsi il paese è stato scosso da manifestazioni anti-governative guidate dagli studenti. In autunno la commissione europea ha parlato di aumento del controllo politico sui media e di calo della fiducia popolare nelle istituzioni. Qualche mese prima l’ong statunitense Freedom House aveva declassato la democrazia macedone da “semi-consolidata” a “di transizione o regime ibrido”. Un quadro preoccupante a maggior ragione per un paese candidato a entrare nella Ue.

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Una veduta della capitale macedone Skopje (foto Natascha M., http://bit.ly/1m88Mqa)

Una veduta della capitale macedone Skopje (foto Natascha M., http://bit.ly/1m88Mqa)

Il successo di Gjorge Ivanov sembra solo rimandato. Il primo turno delle presidenziali macedoni ha visto il capo dello Stato uscente ottenere il sì del 52% dei votanti, ma la legge prevede che per evitare il ballottaggio un candidato debba ricevere l’ok di oltre metà di tutti gli elettori, compresi quelli che non sono andati alle urne. Questa soglia non è stata superata, e così il 27 aprile ci sarà il secondo turno.

Lo sfidante sarà Stevo Pendarovski, sostenuto dai socialdemocratici, mentre Ivanov è appoggiato dai conservatori, al governo con il primo ministro Nikola Gruevski. Tra due settimane ci saranno anche le elezioni parlamentari anticipate. Il motivo sarebbe stata l’incapacità della maggioranza di accordarsi su un candidato unico alle presidenziali: un partito che rappresenta la comunità albanese e sostiene l’esecutivo non ha accettato di puntare sul capo dello Stato in carica finora.

Ivanov si è assicurato i consensi di circa il 25% degli aventi diritto al voto; Pendarovski si è fermato sette punti sotto. Circa un macedone su due non è andato alle urne. Per l’attuale capo del governo quelle di fine mese saranno le terze elezioni anticipate: le prime due, nel 2008 e nel 2011, le ha vinte. L’opposizione socialdemocratica, che le aveva chieste tre anni fa, stavolta era contraria. Evidentemente Gruevski e compagni sono convinti di vincere e rafforzarsi, anche grazie a una stampa che sembra essere decisamente dalla loro parte.

I fattori favorevoli per la maggioranza non finiscono qui. L’economia pare aiutarla: a dicembre la prestigiosa rivista statunitense Forbes ha celebrato l’andamento del suo pil nel 2013 (+3,4%) e la capacità di attirare investimenti esteri. Nei mesi scorsi le autorità avrebbero cercato il sostegno di due platee importanti, pensionati e dipendenti pubblici, con la promessa di aumentare assegni e stipendi. A maggio i cittadini del Paese balcanico dovrebbero iniziare a capire se gli impegni saranno mantenuti. Più o meno negli stessi giorni in cui gli italiani verificheranno la presenza degli 80 euro mensili annunciati da Renzi.

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Il primo ministro macedone Nikola Gruevski (foto European People's Party, http://bit.ly/1cQnChe)

Il primo ministro macedone Nikola Gruevski (foto European People’s Party, http://bit.ly/1cQnChe)

Il Paese ex jugoslavo con la minore libertà di stampa. Secondo la classifica 2014 di Reporter senza frontiere è la Macedonia, al 123° posto nel mondo. Prima vengono Slovenia (34°), Serbia (54°), Croazia (65°), Bosnia (66°), Kosovo (80°) e Montenegro (114°). Anche nel 2013 l’ultima piazza spettava a Skopje. Ma sembra che qualche anno fa la sua situazione non fosse così negativa.

Lo scenario attuale descritto da più fonti vede una forte influenza del governo sui media. Nikola Gruevski è primo ministro dal 2006, e pare che proprio da allora il mondo dell’informazione abbia iniziato a soffrire di più. Tra gli strumenti usati ci sarebbe l’acquisto di pubblicità per somme grosse, tanto grosse da condizionare chi ne beneficia (o chi invece ne è escluso). Il parlamento ha approvato da poco una nuova legge sulla stampa, giudicata positivamente dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. Da capire se e come sarà applicata.

L’ultima notizia in materia che ha fatto rumore è la rimozione del direttore di uno dei quotidiani più importanti del Paese. L’anno scorso il proprietario ha fondato un partito, e nei giorni scorsi ha accusato il giornalista alla guida della testata di “manipolazione politica” attraverso i suoi articoli, che davano spazio anche al punto di vista dell’opposizione. Il diretto interessato dice che se il suo padrone vuole continuare a fare soldi deve restare in buoni rapporti con Gruevski, e che per questo ha deciso di cambiare il vertice del giornale.

Il corrispondente da Skopje di Osservatorio Balcani scrive che fino a quattro anni fa la stampa macedone stava abbastanza bene. Difficile che il clima migliori in questi mesi, che precedono le elezioni presidenziali di aprile. Sullo sfondo lo sguardo della Commissione europea, che si dice preoccupata, e il percorso che dovrebbe portare il Paese nell’Unione. Gli Stati ex-jugoslavi che ce l’hanno fatta, o stanno per farcela, sembrano avere un’informazione decisamente più libera.

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Migliaia di persone in piazza contro il governo davanti al parlamento macedone (Osservatorio Italiano)

In Macedonia il 2012 si è chiuso in modo molto turbolento. L’opposizione è scesa in piazza contro la finanziaria approvata dal parlamento, e contro il modo in cui ha ricevuto l’ok: il governo di centrodestra avrebbe violato la legge per far passare il testo nonostante l’ostruzionismo degli avversari. Nella capitale Skopje ci sono stati scontri con almeno 17 feriti, tra cui 11 poliziotti e due deputati. L’anno appena iniziato non promette nulla di buono: il governo prevede di chiedere alla Banca mondiale un prestito di almeno 250 milioni, e i socialdemocratici parlano di “scenario greco” per il Paese.

La situazione macedone è spiegata bene, e in dettaglio, da Davide Denti su “East Journal”. Proviamo a riassumerla. Nel 2012 Skopje ha ricevuto 700 milioni in prestito e ha aumentato il suo debito pubblico. Ora chiede altri soldi, che secondo i critici finanzierebbero spese inutili, come i 200 milioni contenuti nel bilancio per costruire monumenti grandiosi e comprare auto e mobili nuovi. I socialdemocratici volevano il taglio di questa somma e avevano bloccato la finanziaria nelle commissioni parlamentari, presentando centinaia di emendamenti. Il governo ha preparato una nuova bozza, molto simile a quella ferma in commissione, e il 23 dicembre l’ha inviata direttamente in aula, dove è stata approvata il giorno dopo.

La forzatura ha scatenato proteste dentro e fuori il parlamento. I giornalisti e alcuni deputati dell’opposizione sono stati espulsi dall’aula. Nelle strade della capitale ci sono state due manifestazioni contrapposte: da una parte chi contesta il governo, dall’altra chi lo sostiene, con lanci di pietre, uova, mele e pomodori tra i due gruppi. Il leader dei socialdemocratici ha definito il capo del governo Gruevski “il Milosevic macedone”, e ha detto che il parlamento, di fatto, non esiste più. Gruevski è al potere da sei anni, e l’opposizione minaccia di rovesciarlo a suon di cortei, come successe al dittatore serbo. La Macedonia scende in piazza, più a nord fa lo stesso la Slovenia. E le poltrone dei potenti balcanici sembrano sempre più fragili.

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