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Il portiere russo Igor Akinfeev, colpito da un razzo durante la gara col Montenegro (foto Ekaterina Lokteva, http://bit.ly/1jpMrk5)

Il portiere russo Igor Akinfeev, colpito da un razzo in Montenegro (foto Ekaterina Lokteva, http://bit.ly/1jpMrk5)

La nazionale di calcio del Montenegro non si è mai qualificata né ai mondiali né agli europei. In questo momento è terza nel girone che potrebbe portarla alla competizione continentale del 2016, ma da ieri sera il suo cammino è a forte rischio. Durante la gara interna contro la Russia un razzo partito dagli spalti ha colpito il portiere avversario.

Il giocatore è stato sostituito e portato in ospedale, dove i medici hanno rilevato una ferita al collo e leggere ustioni. L’episodio è avvenuto a pochi secondi dall’inizio del match e ha causato una sospensione di 35 minuti. Poi la partita è ripresa fino al 66’, quando è stata interrotta definitivamente per una rissa in campo, accompagnata dal lancio di petardi da parte dei tifosi di casa. Probabile che la Uefa punisca la federazione montenegrina, anzi: sembra già strano che l’arbitro abbia fatto ripartire la gara.

In realtà un suo collega aveva preso la stessa decisione dopo un fatto simile avvenuto alcuni anni fa. Durante un derby Milan-Inter valido per i quarti di Champions League il portiere rossonero Dida era stato colpito da un petardo. Anche allora il giocatore era stato sostituito e il match era ripreso, ma per molti meno minuti, perché il lancio di oggetti dagli spalti era continuato. Il club nerazzurro era stato sanzionato con una sconfitta per 3-0 a tavolino e l’obbligo di giocare a porte chiuse i tre turni successivi interni nelle coppe europee.

Le stelle della nazionale montenegrina sono due vecchie conoscenze del calcio italiano, gli attaccanti Stevan Jovetic e Mirko Vucinic. Ieri sera erano entrambi in campo, con la speranza di aiutare la squadra a qualificarsi finalmente per una competizione importante. Il loro sogno sembra già svanito, e le violenze di poche ore fa non renderanno più facile neanche il cammino del paese verso l’unione europea. Un po’ come successe alla Serbia quando i suoi ultrà fecero sospendere una partita con l’Italia nel 2010.

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Gli interisti serbi Dejan Stankovic e Zdravko Kuzmanovic (Eurosport)

Dejan Stankovic e Zdravko Kuzmanovic: entrambi centrocampisti, interisti, serbi (Eurosport)

Un campionato serbo. Si potrebbe definire così – in ottica ex-jugoslava – la serie A di quest’anno. Chiuso il mercato invernale tre settimane fa, da qui a fine stagione potremo vedere sui nostri campi 35 giocatori provenienti dai Paesi che componevano la Repubblica Socialista di Tito. Il primato spetta appunto alla Serbia: 13 calciatori, oltre un terzo del totale. Seguono Slovenia (9), Croazia (5), Montenegro (4), Bosnia (3) e Macedonia (1).

La squadra più ex-jugoslava, manco a dirlo, è l’esterofila Inter. Due sloveni (i portieri Handanovic e Belec), un croato (il neo-acquisto Kovacic) e due serbi (Stankovic e Kuzmanovic). Secondo posto per la Fiorentina, con due montenegrini (Jovetic e Savic) e due serbi (Tomovic e Ljajic). Terza piazza a pari merito per Atalanta e Torino: la prima con due croati (Livaja e Budan) e un serbo (Radovanovic), il secondo con uno sloveno (Birsa), un serbo (Stevanovic) e un montenegrino (Bakic).

Con i calciatori serbi che giocano in Italia si potrebbe formare una vera e propria squadra, ricca a centrocampo e un po’ rattoppata in difesa e attacco. In porta Brkic (Udinese); dietro Basta (Udinese), Tomovic (Fiorentina) e Cosic (Pescara); in mezzo Stevanovic (Torino), Kuzmanovic e Stankovic (Inter), Radovanovic (Atalanta) e Krsticic (Sampdoria); davanti Ljajic (Fiorentina) e Jankovic (Genoa). Non proprio un undici da scudetto, ma nemmeno da retrocessione. Le stelle ex-jugoslave nel nostro Paese, comunque, sono distribuite abbastanza equamente tra i vari Stati: detto di Handanovic e Stankovic, ricordiamo Pjanic (Bosnia/Roma), Pandev (Macedonia/Napoli) e i montenegrini Jovetic (Fiorentina) e Vucinic (Juventus). Sei giocatori che frequentano la parte alta della classifica. E che potrebbero essere decisivi per gli obiettivi delle loro squadre.

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Zdravko Kuzmanovic, centrocampista della Serbia. Una sua ingenuità ha provocato il rigore che ha affossato i balcanici

Si apre oggi un capitolo speciale di Balcanews: in collaborazione con la testata La Sestina, seguiremo il cammino “mondiale” di Serbia e Slovenia, le due Nazionali balcaniche che si sono qualificate per Sudafrica 2010. Come sempre in questo blog, cercheremo di restituire uno spaccato di ex Jugoslavia (in questo caso sportiva), senza pretendere di raccontarla esaustivamente. Anche il calcio può dirci qualcosa su ciò che succede oltre l’Adriatico: proveremo a trasmettervi fatti, storie, emozioni che ci aiutino a capire chi sono i nostri “vicini” e come vivono uno degli eventi più seguiti dalla popolazione mondiale.

Finisce con un serbo che esulta. Ma è il Ghana a vincere. Milovan Rajevac, ct delle Stelle Nere, porta a casa la prima vittoria di una squadra africana in questo Mondiale. Un successo meritato, che arriva al termine di una gara non esaltante, come molte di quelle viste finora in Sudafrica.

Il primo tempo scorre via senza emozioni forti. Chi si aspettava una Serbia padrona del gioco rimane deluso. Gli uomini del ct Radomir Antic sono spenti, senza idee, incapaci di avvicinarsi all’area di rigore avversaria. Gli unici brividi per gli africani arrivano dai calci piazzati. Provano a far male due “italiani”: prima l’interista Dejan Stankovic sforna un assist non sfruttato dal centravanti Marko Pantelic. Poi esce di poco una punizione del laziale Aleksandar Kolarov. Più pericolosi i tentativi degli africani, che giocano palla a terra e affondano soprattutto a sinistra, sfornando cross insidiosi respinti con affanno dai serbi. In bella evidenza il gioiellino dell’Udinese Kwadwo Asamoah: dai suoi piedi passano molte azioni d’attacco ghanesi.

La ripresa si apre con un’occasione per parte. Asamoah Gyan, a segno ai Mondiali tedeschi del 2006, spreca in malo modo un contropiede due contro due. Lo imita Milan Jovanovic, che entra in area da sinistra ma svirgola il tiro. E’ uno dei pochi sussulti della Serbia: i balcanici tremano più volte per le incursioni di Andrè Ayew, figlio di Abedì Pelè, giocatore del Torino degli anni ’90. L’occasione più grande arriva al 60’. Su una rimessa laterale, la difesa serba si addormenta e Gyan colpisce di testa: palo esterno. Poi la partita sembra spegnersi. La riaccende Aleksandar Lukovic, difensore dell’Udinese, che si fa espellere per doppia ammonizione a un quarto d’ora dalla fine. Tipico paradosso calcistico: il Ghana inizia a subire gli avversari adesso che sono in inferiorità numerica. Milos Krasic impegna il portiere Richard Kingson con un tiro deviato in angolo. Branislav Ivanovic, stella del Chelsea, sfiora il gol della vita con una bordata da fuori. Ma all’improvviso accade l’impensabile. Su un innocuo attacco degli africani, Zdravko Kuzmanovic colpisce la palla in area con il braccio. Grande ingenuità che costa un calcio di rigore, nettissimo. Lo trasforma Gyan, il migliore in campo. Sempre lui colpisce un palo (il secondo) a pochi minuti dalla fine. Il 2-0, forse, sarebbe stato eccessivo. Ma sull’1-0 c’è poco da discutere.

Finisce con un serbo che si dispera. Kuzmanovic, centrocampista ex Fiorentina, è il primo colpevole di una sconfitta inaspettata per i balcanici. La squadra di Antic ha deluso per tutti i novanta minuti, messa sotto da una rivale più organizzata del previsto. Stasera c’è Germania-Australia, seconda gara del girone D. La prima ha regalato poche emozioni. E una grande sorpresa.

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Il Bayern Monaco di Olic ha eliminato Juventus e Fiorentina dalla Champions. Ora il bomber croato proverà ad affossare l'Inter nella finale di Madrid

A 17 anni fece un provino con l’Inter. I nerazzurri lo scartarono. Il 22 maggio se lo troveranno di fronte nella finale di Champions League: Ivica Olic è l’attaccante più temuto da Josè Mourinho. Nato 30 anni fa in Croazia, a Slavonski Brod, il centravanti del Bayern Monaco ha già punito più volte il calcio italiano: la sua storia ci riguarda più da vicino di quanto si potrebbe pensare.

Olic muove i primi passi da professionista nel Marsonia, la squadra della sua città. Esordisce nel 1996, ma le prime reti arrivano un anno dopo: 9 gol nella stagione 97/98, 8 reti in 9 partite nella prima parte del campionato successivo. Lo nota l’Hertha Berlino, che lo porta in Germania ma lo fa scendere in campo solo due volte. Ivica torna a casa dopo pochi mesi: il tempo gli darà ragione. Tra 2000 e 2002 realizza 38 gol: 17 con la maglia del Marsonia,  21 con quella dell’NK Zagabria. Grazie alle sue reti la squadra della capitale vince il primo (e finora unico) titolo nazionale della sua storia.

Il 2002 è l’anno fortunato di Olic. Nominato miglior calciatore croato, viene convocato in Nazionale per i Mondiali in Giappone e Corea del Sud. La sua presenza non passa inosservata ai tifosi italiani: è suo il gol del pareggio nella sfida che vede la selezione azzurra battuta per 2-1. La squadra di Trapattoni, passata in vantaggio con Vieri, verrà affossata dalla rete di un altro “italiano”: l’ex ala del Perugia Milan Rapaic. Al termine del torneo Ivica cambia nuovamente club, ma non città: lo acquista la Dinamo Zagabria, con cui segnerà 16 gol in 27 partite.

Con la maglia della Nazionale croata Olic ha segnato 13 gol in 69 partite

Ormai Olic è pronto per lanciarsi nel calcio che conta: nel 2003 approda al CSKA Mosca, dove resta per 4 anni. Coi russi vince il suo primo trofeo internazionale, la Coppa Uefa 2004-05, dando un altro dispiacere all’Italia: dopo aver eliminato i “vicini” del Partizan Belgrado, Ivica e compagni sconfiggono il Parma in semifinale. E’ ancora lontana, però, la gloria della Champions League, che lo attende in Germania cinque anni dopo: passato il confine tedesco nel 2006, quando viene acquistato dall’Amburgo, dovrà aspettare tre stagioni prima di fare l’ultimo salto, che lo porterà in uno dei maggiori club del calcio mondiale.

A 29 anni, dopo aver partecipato a due Mondiali (2002 e 2006) e due Europei (2004 e 2008), Olic firma un contratto triennale col Bayern Monaco. Ancora una volta fa uno sgambetto all’Italia: il suo arrivo toglie spazio a Luca Toni, che a metà stagione verrà ceduto alla Roma. Ivica disputa una buona stagione, segnando spesso soprattutto in Champions: una rete alla Juventus nel girone eliminatorio, due al Manchester United nei quarti di finale, addirittura tre nella semifinale di ritorno col Lione. Tra due settimane proverà a fare l’ennesimo dispetto all’Italia, il più clamoroso: soffiare la coppa all’Inter, che lo snobbò quando era agli esordi. I tifosi nerazzurri hanno una ragione in più per fare gli scongiuri.

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