
A Srebrenica furono uccise migliaia di persone (foto marida augusto, http://bit.ly/1jpMrk5)
Meglio tardi che mai. Le autorità di Belgrado hanno arrestato otto persone accusate di aver partecipato al massacro di Srebrenica. Contro di loro dovrebbe tenersi il primo processo nazionale sulla strage, di cui invece si occupa da anni la corte internazionale dell’Aja. Lì sono a giudizio gli ex capi dei serbi di Bosnia, Ratko Mladic e Radovan Karadzic.
I cittadini fermati mercoledì avrebbero contribuito all’omicidio di circa mille delle migliaia di vittime uccise nel luglio 1995. L’arresto più eccellente è quello del comandante di brigata Nedeljko Milidragovic. L’operazione di due giorni fa è frutto della collaborazione tra forze serbe e bosniache: un dato che fa ben sperare per la convivenza nella regione, a maggior ragione se sommato alle parole con cui il viceprocuratore di Belgrado per i crimini di guerra ha commentato la notizia. “Per la Serbia è molto importante prendere una posizione chiara su Srebrenica – ha detto. – Nel nostro paese e in quelli confinanti ci sono altre persone sospette e stiamo indagando anche su di loro”.
Il fatto che tra pochi mesi ci sarà il 20° anniversario del massacro è uno stimolo ad accelerare i tempi della giustizia, come lo sono i negoziati in corso per l’adesione all’Unione europea. Il paradosso è che il percorso si è fatto più facile dopo la vittoria alle presidenziali del 2012 di Tomislav Nikolic, il candidato sulla carta meno favorevole alle richieste di Bruxelles. Negli ultimi anni ci sono stati progressi importanti sulla questione Kosovo, e Belgrado sembra sempre più vicina a diventare la 29° capitale della Ue.