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Posts Tagged ‘mondiali’

In basso a destra, il rigore inventato ottenuto dal Brasile contro la Croazia (Vincent Desplanche, http://bit.ly/R7HqWA)

In basso a destra, il rigore inventato ottenuto dal Brasile con la Croazia (Vincent Desplanche, http://bit.ly/R7HqWA)

Fuori al primo turno. Le due nazionali ex-jugoslave impegnate ai Mondiali brasiliane potevano fare di più. Entrambe si sono piazzate terze nel proprio girone, ma per qualificarsi agli ottavi dovevano arrivare almeno seconde. La Bosnia non ce l’ha fatta per un punto; la Croazia per ben 4. Qualcosa di positivo da riportare a Sarajevo e Zagabria, comunque, c’è.

Per i bosniaci era la prima volta nella massima competizione globale. Finora non erano mai riusciti a disputare neppure la fase finale di un campionato europeo. L’esordio è stato buono sul piano del gioco, ma non su quello del risultato: sconfitti 2-1 dall’Argentina, che ha dominato il gruppo F vincendo tutte le partite. La gara decisiva è stata la seconda con la Nigeria. Gli africani hanno vinto 1-0, ma sul match pende l’ombra di un gol regolare annullato a Dzeko. A questo si aggiunge una foto scattata a fine partita che ritrae l’arbitro abbracciato al portiere avversario, e che ha fatto raccogliere decine di migliaia di firme bosniache per chiedere la cacciata del fischietto dal torneo. Il Mondiale brasiliano, in ogni caso, aveva ancora qualcosa da regalare a Sarajevo: la prima vittoria della Bosnia, che ha battuto 3-1 l’Iran. Questo nonostante alla squadra di Teheran non mancassero le motivazioni: se avesse avuto la meglio avrebbe potuto passare agli ottavi.

La Croazia era arrivata in Sudamerica con una storia ben diversa alle spalle. Il precedente più illustre risale al 1998, tre anni dopo la fine della guerra, quando i calciatori con la maglia a scacchi biancorossi arrivarono terzi. Oltre a quel risultato vale la pena ricordare anche i quarti degli Europei raggiunti nel 1996 e nel 2008. Stavolta è andata male, anche se la prima gara aveva fatto ben sperare. Ai giocatori di Zagabria è toccato sfidare i padroni di casa nel match inaugurale, e pure segnare il primo gol del Mondiale (per la verità un’autorete). Il Brasile non ha impressionato e forse non avrebbe vinto se sull’1-1 non gli fosse stato assegnato un rigore inesistente. Poi i croati hanno asfaltato il Camerun 4-0, e si sono giocati la qualificazione nell’ultima partita col Messico: sconfitti 3-1, con tre gol presi nei venti minuti finali. Che la squadra centramericana fosse più che dignitosa lo hanno confermato gli ottavi con l’Olanda, che ha avuto la meglio con grande fatica. Ai team balcanici ora non resta che sperare in Euro 2016.

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Festeggiamenti a Sarajevo per la qualificazione della Bosnia ai Mondiali (tuttosport.com)

Festeggiamenti a Sarajevo per l’accesso della Bosnia ai Mondiali 2014 in Brasile (tuttosport.com)

Due settimane fa la Bosnia ha ottenuto per la prima volta l’accesso ai Mondiali. A Sarajevo tante persone sono scese in piazza a festeggiare. Qualcuno si è chiesto se il calcio può contribuire a rendere più unita la popolazione, divisa anche geograficamente dalle pulizie etniche degli anni ’90. Un bel risultato alla competizione brasiliana della prossima estate potrebbe aiutare; intanto fa piacere scoprire che i luoghi di nascita dei giocatori sono sparsi in tutto il Paese e anche fuori.

Gli accordi post-guerra hanno creato uno Stato composto da più entità: le principali sono la Repubblica serba di Bosnia (Rs) e la Federazione croato-musulmana. I calciatori in campo nel match decisivo per l’accesso al Mondiale provengono da entrambe, e non solo. La Rs ha dato i natali al portiere Begovic, al difensore Bicakcic, ai centrocampista Salihovic e Zahirovic (entrato nel secondo tempo) e all’attaccante Ibisevic, autore del gol-partita. Dalla Federazione arrivano i difensori Lulic e Vrsajevic, i centrocampisti Medunjanin e Pjanic e il bomber Dzeko. Completano il quadro il difensore Spahic, originario di Dubrovnik (Croazia), e il centrocampista Misimovic, nato a Monaco di Baviera.

Va detto che il luogo in cui gli atleti sono venuti alla luce non necessariamente corrisponde a un’etnia precisa. Non è detto che chi è originario della Rs sia serbo, né che i nati nella Federazione siano croati o musulmani. Prima della guerra le tre etnie erano mescolate nelle diverse zone del Paese, e i giocatori citati sono compresi tra la classe ’80 e quella ’90, subito prima che scoppiasse il conflitto. Possibile che ai Mondiali i croati bosniaci tifino la squadra di Zagabria (se si qualificherà), e che nemmeno i serbi bosniaci sostengano quella di Sarajevo (di sicuro non potranno appoggiare quella di Belgrado, rimasta esclusa). Nei prossimi mesi sapremo se la speranza che il calcio abbassi la tensione inter-etnica è solo un’illusione.

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La squadra di calcio macedone del Teteks dopo la vittoria in Coppa (uefa.com)

La squadra di calcio macedone del Teteks dopo la vittoria della Coppa nazionale (uefa.com)

È retrocesso, ma il prossimo anno potrà giocare in Europa. L’FK Teteks, squadra di calcio della terza città macedone, ha vinto la coppa nazionale una settimana dopo aver perso il posto nella massima serie. Un’impresa che ricorda quella del Wigan, avvenuta poche settimane prima in Inghilterra.

Il comune di Tetovo confina il Kosovo, e ha circa 100mila abitanti. Qui è nato Blerim Dzemaili, centrocampista del Napoli ma non della Nazionale macedone: gioca per la Svizzera, dove ha vissuto da quando aveva 4 anni. L’FK Teteks è stato fondato nel ’53, quarant’anni prima del riconoscimento Onu del Paese come Stato indipendente. Ancora oggi, come alle origini, è di proprietà di un’azienda tessile. Nella sua storia ha vinto 4 campionati della Macedonia jugoslava (l’ultimo nel 1985) e due coppe in quella post-guerra.

Il primo successo risale al 2009. Il secondo a due giorni fa. La finale era un derby cittadino: il Teteks ha pareggiato 1-1 contro lo Shkendija, vincitore del campionato nel 2011. Ai rigori l’FK ha avuto la meglio 6-5, e ha battuto i “cugini” per la terza volta in questa stagione, dato che li aveva già sconfitti in due gare di campionato. “Siamo il Wigan macedone”, esulta l’allenatore Gorazd Mihailov. Parla del club che l’11 maggio ha vinto la coppa d’Inghilterra, e tre giorni dopo è retrocesso in campionato.

Del calcio macedone si parla poco, perché perdente nelle competizioni internazionali e con poche stelle in giro per il mondo. La Nazionale non si è mai qualificata né ai Mondiali né agli Europei, e ha il suo unico uomo di spicco in Goran Pandev, attaccante anche lui del Napoli. Il club più titolato è il Vardar della capitale Skopje: 6 campionati e 5 coppe macedoni, ma nessun risultato significativo all’estero. In questo senso il piccolo Teteks è riuscito a far meglio, attirando su di sé i riflettori del calcio europeo.

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Lo stadio Maksimir di Zagabria (stadidelmondo.blogspot.com)

Lo stadio Maksimir di Zagabria può ospitare quasi 40mila tifosi (stadidelmondo.blogspot.com)

Sono passati quasi 18 anni dalla fine della guerra jugoslava. Serbi, croati e bosniaci si scontrarono in modo atroce, devastante. Tra i motivi del conflitto c’era anche il nazionalismo, oggi tutt’altro che morto nei Paesi balcanici. Anche per questo una partita di calcio può fare paura. Domani si gioca Croazia-Serbia. Qualificazioni ai Mondiali 2014. Zagabria guida il suo girone con 10 punti, Belgrado è terza con 4. Oltre al pallone, però, si pensa anche al passato. E si teme di vederlo riaffiorare.

Lo stadio che ospiterà la gara è il Maksimir. Lo stesso in cui il 13 maggio 1990 scoppiarono scontri che (almeno col senno di poi) facevano presagire le violenze degli anni successivi. Si giocava Dinamo Zagabria-Stella Rossa Belgrado, ma di quella partita non rimasero impresse le immagini di gol o parate. Resta una foto che ritrae Zvonimir Boban, futuro asso del Milan, mentre tira un calcio a un poliziotto. Oggi all’ingresso dello stadio c’è una scritta: “Qui cominciò la guerra”. Chissà se è vero.

Il direttore della polizia croata ha detto che se sugli spalti si canteranno cori xenofobi il match potrà essere sospeso o annullato. In tanti, compresi i servizi segreti di Zagabria e la polizia serba, lavorano da mesi per preparare l’evento. Domani sera, finita la gara, vorremmo sentir parlare di una vittoria che fa rimontare la Serbia, di una che galvanizza la Croazia, o magari di uno scialbo 0-0. Non di insulti, tafferugli, violenze. Anche perché a settembre si replicherà a Belgrado. Sperando di potersi concentrare solo sulla classifica del girone.

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I Bijelo Dugme, gruppo in cui ha suonato per anni Goran Bregovic, terzo in basso da destra (aleksandararezina.blogspot.com)

I Bijelo Dugme, gruppo in cui ha suonato per anni Goran Bregovic: nella foto è il terzo in basso da destra (aleksandararezina.blogspot.com)

Autoplagio. È piovuta addosso questa accusa a Goran Bregovic, re della musica balcanica, molto conosciuto anche in Italia. Al centro delle polemiche l’inno per i Mondiali di sci nordico che inizieranno il 20 febbraio in Val di Fiemme, in Trentino. Alcune testate ex jugoslave hanno scritto che il brano somiglia a un pezzo del gruppo in cui Bregovic suonava negli anni ’80: apriti cielo, anche perché la canzone è costata alla Provincia decine di migliaia di euro.

Il pezzo incriminato dei Bijelo Dugme, molto popolari nella Repubblica Socialista Federale post-Tito, si chiama Hajdemo u planine: “andiamo in montagna”. Alcuni hanno scritto che fu usato per promuovere le Olimpiadi invernali di Sarajevo, ma non ne abbiamo trovato conferma: i Giochi si tennero nel 1984 e il brano è contenuto in un album del 1986, ma può darsi che sia stato utilizzato “in anteprima” per la manifestazione. L’inno dei Mondiali trentini è uscito nella sua versione ufficiale nelle ultime ore, dopo che alcuni giorni fa ne era stata diffusa una versione più grezza e meno curata. Difficile dire con certezza se e quanto somigli al pezzo dei Bijelo Dugme: anche tra gli esperti musicali ci sono pareri diversi. Bregovic ha risposto alle polemiche senza scomporsi troppo: “La canzone si difende da sola”.

Diverse testate, tra cui il Corriere della Sera, hanno scritto che l’inno della discordia è costato alla Provincia quasi 85mila euro. Il dato ufficiale diffuso ieri parla di 30mila. Qualcuno si è spinto addirittura a parlare di plagio quadruplo: il brano degli anni ’80 sarebbe stato sfruttato 1) dai Bijelo Dugme, 2) per le Olimpiadi, 3) per il Trentino e 4) nella colonna sonora del film di Kusturica Arizona Dream, in un pezzo chiamato Get the money. Un’insinuazione che complica ulteriormente la disputa, e ci rafforza nella convinzione di non avere le competenze per risolverla. Resta una considerazione: se l’obiettivo dell’inno era far parlare dei Mondiali trentini, in qualche modo è stato raggiunto.

FONTI: Il Piccolo, L’Adige

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Nemanja Vidic ha sbagliato il rigore che avrebbe potuto salvare la Serbia (pianetazzurro.it)

Tre squadre potrebbero andare agli Europei. Altre due al massimo li guarderanno in tv. È il (magro) bilancio delle Nazionali di calcio dell’area ex jugoslava dopo l’ultimo turno dei gironi di qualificazione a Polonia-Ucraina 2012. Slovenia e Serbia sono tagliate fuori; sognano ancora Croazia, Bosnia e Montenegro, che se la giocheranno agli spareggi.

SERBIA AMARA. Dopo aver pareggiato venerdì con un’Italia già qualificata, l’undici capitanato dall’interista Stankovic perde in casa della Slovenia, già matematicamente eliminata. Tutto si decide in due episodi. Prima Dare Vrsic, centrocampista dell’Olimpia Lubiana, segna con una punizione rocambolesca da metà campo. Poi Nemanja Vidic, capitano del Manchester United, si fa parare un rigore dal portiere dell’Udinese Handanovic. L’1-0 è inutile per gli sloveni e catastrofico per i serbi, fuori dagli Europei dopo l’uscita al primo turno dal Mondiale sudafricano. La delusione si fa sentire: a fine gara i “pilastri” Stankovic e Vidic annunciano di voler lasciare la Nazionale.

GRIDO STROZZATO. È quello del ct bosniaco Safet Susic, bomber del Paris Saint-Germain e della selezione jugoslava negli anni ’80. La sua squadra, che nella storia non è mai arrivata né a un Mondiale né a un Europeo, passa in vantaggio a Parigi contro la Francia. Un bellissimo gol di Edin Dzeko (7 reti in 8 partite in questo avvio di stagione col Manchester City) porta la Bosnia al primo posto, quello che vale la qualificazione diretta. L’urlo di Susic si spegne al 78’: Samir Nasri, compagno di squadra di Dzeko in Inghilterra, conquista e realizza un rigore molto dubbio, assicurando ai transalpini il biglietto per Euro 2012. I ragazzi di Sarajevo cercheranno fortuna agli spareggi, come è accaduto per i Mondiali 2010, quando si sono dovuti arrendere al Portogallo. Una cosa è certa: il calcio bosniaco è in grande crescita.

BELLE SPERANZE. Le hanno Croazia e Montenegro, seconde nei rispettivi gironi e dunque qualificate agli spareggi. Anche per Zagabria c’è un pò di rimpianto: gli uomini di Slaven Bilic (bronzo da difensore ai Mondiali del ’98) battono 2-0 la Lettonia e sono al primo posto fino a dieci minuti dalla fine, ovvero finché la Grecia sta perdendo in Georgia. Due gol degli ellenici fanno ammutolire i croati, che pagano le sconfitte subite proprio in Georgia e in Grecia. Più tranquilla la serata dei montenegrini: la squadra degli “italiani” Vucinic e Jovetic aveva già ottenuto l’accesso agli spareggi, grazie anche a due stupefacenti pareggi contro l’Inghilterra di Fabio Capello. La sconfitta in Svizzera (2-0) non cambia le carte in tavola.

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La Nazionale di calcio jugoslava vincitrice dei Mondiali under 20 del 1987. Il primo in piedi a sinistra è Zvonimir Boban (radioeuropaunita.wordpress.com)

Svezia, giugno 1992. Si disputa una delle competizioni calcistiche più sorprendenti di sempre. La Danimarca di Peter Schmeichel e Brian Laudrup si laurea campione d’Europa, facendo fuori – nell’ordine – Inghilterra, Francia, Olanda e Germania. Ma il particolare più incredibile, e spesso dimenticato, è un altro. I biancorossi non avrebbero dovuto partecipare alla manifestazione. Furono ripescati all’ultimo minuto, in sostituzione di un’altra squadra: la Jugoslavia.

La selezione balcanica, che si era qualificata a pieno titolo, venne esclusa per la guerra in corso. Una decisione che decretò la fine di una delle Nazionali storiche del calcio mondiale. Quarta ai Mondiali del 1930 e 1962, seconda agli Europei del 1960 e 1968, a Italia ’90 era stata fermata ai quarti di finale dall’Argentina. In quella formazione c’erano campioni come Boksic, Prosinecki, Savicevic, Stojkovic, Suker. Alcuni di loro si sarebbero ritrovati avversari otto anni dopo, ai Mondiali di Francia, con le maglie di Croazia e Serbia.

Da allora il calcio balcanico ha vissuto alterne fortune. Il picco è rappresentato dal terzo posto croato ai Mondiali conquistato proprio nel 1998. La selezione biancorossa può vantare anche di essere arrivata due volte ai quarti di finale degli Europei: nel 1996, in Inghilterra, e nel 2008, in Austria e Svizzera. Allo stesso punto si è fermata nel 2000 (Europei in Belgio e Olanda) la Serbia, mai più avanti degli ottavi di finale di un Mondiale (raggiunti nel ’98). Ancora più modesti i risultati della Slovenia (bloccata al primo turno a Euro 2000 e ai Mondiali 2002 e 2010), per non parlare di quelli di Bosnia, Macedonia e Montenegro (unito alla Nazionale serba fino al 2007), mai qualificate a nessuna delle due competizioni.

Nemanja Vidic, capitano del Manchester United e pilastro della Nazionale serba (mjpurpleaces.blogspot.com)

Poca gloria, quindi, per squadre giovani e ancora “immature”. Eppure il talento ci sarebbe. Se proviamo a mettere insieme i migliori elementi delle sei selezioni nate dalla disgregazione balcanica (Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia, Macedonia e Montenegro), il risultato è eccellente. In porta possiamo affidarci a Samir Handanovic, estremo difensore sloveno dell’Udinese. Davanti a lui un invidiabile terzetto serbo: Nemanja Vidic, capitano del Manchester United, Branislav Ivanovic, pilastro del Chelsea, e Neven Subotic, campione di Germania col Borussia Dortmund.

A centrocampo spazio al 21enne bosniaco Miralem Pjanic, già più di 100 partite col Lione, e al 26enne croato Luka Modric, inamovibile del Tottenham. Al loro fianco altri tre serbi: Dejan Stankovic, 209 presenze e 29 gol nell’Inter, Milos Krasic, nota lieta nella disastrosa Juventus recente, e Zdravko Kuzmanovic, rinato allo Stoccarda dopo l’esperienza altalenante di Firenze. Devastante la coppia d’attacco: il bosniaco Edin Dzeko, da gennaio al Manchester City, e il montenegrino Mirko Vucinic, fuoriclasse della Roma.

Tra i “rincalzi”, tra chi resterebbe escluso solo per ragioni di spazio, ci sono giocatori del calibro di Aleksandar Lukovic, difensore serbo dello Zenit San Pietroburgo, Josip Ilicic, centrocampista sloveno del Palermo, e Goran Pandev, attaccante macedone dell’Inter. Una squadra così potrebbe tranquillamente puntare alle prime posizioni di qualsiasi competizione. Ma una squadra così non può esistere, perché la Storia con la esse maiuscola – quella vera, ben più ampia di un campo di calcio – ha separato i Paesi che componevano la Jugoslavia. E le loro (finora) poco fortunate Nazionali di calcio.

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Tre punti non sono bastati al ct Radomir Antic per portare la Serbia agli ottavi di finale. I balcanici tornano a casa a testa bassa

Tutti eliminati, vincitori e vinti. Australia-Serbia finisce così. Gli oceanici sono affossati dalla peggior differenza reti rispetto al Ghana. I balcanici pagano soprattutto la mancanza di carattere. La squadra di Pim Verbeek esce a testa alta. Quella di Radomir Antic decisamente meno.

Eppure il primo tempo si gioca a una porta sola: quella australiana. Branislav Ivanovic, difensore del Chelsea, e Milos Krasic, centrocampista del CSKA Mosca, mettono paura più volte al portiere Mark Schwarzer. L’occasione più clamorosa arriva al 23’. Ivanovic colpisce di testa dal limite dell’area piccola, ma l’estremo difensore avversario compie un miracolo. Poco prima aveva deviato in angolo un tiro di Krasic, bravo a liberarsi di Jason Culina e a battere a rete. Quello serbo non è un dominio assoluto, ma basta a far sì che l’Australia non vada vicina al gol per tutta la prima frazione.


Nella ripresa lo scenario si ribalta. Il centrocampista del Palermo Mark Bresciano si vede respingere due belle conclusioni da Vladimir Stojkovic. La Serbia inizia ad arretrare. Al 69’ Tim Cahill, centrocampista dell’Everton, vince il derby “inglese” col difensore del Chelsea Nemanja Vidic: sul cross dalla destra di Brett Emerton, l’australiano stacca più alto e batte Stojkovic con un bel colpo di testa. Antic ora è fuori dal Mondiale. Verbeek comincia a crederci. Gli dà ragione il suo attaccante Brett Holman, che segna il 2-0 con un bel tiro da fuori area. Mancano venti minuti alla fine. I socceroos devono fare altri due gol per qualificarsi.

Ma l’illusione dura poco. All’84’ Marko Pantelic ribadisce in rete un tiro di Zoran Tosic respinto da Schwarzer. Adesso sono i serbi a sperare. Il pareggio significherebbe passaggio del turno. Pantelic la mette detto dentro ancora: annullato per fuorigioco. E’ in posizione irregolare anche al 93’, quando riceve palla smarcato a pochi passi dalla porta. Il guardalinee lascia giocare. Pantelic calcia alto. E’ finita, per serbi e australiani. Passano Germania e Ghana. A Johannesburg, lontano da qui, vincitori e vinti festeggiano insieme.

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Il portiere sloveno Handanovic, immobile sul primo gol statunitense che ha avviato la rimonta

Due gol per tempo. Due gol per squadra. Un punto per uno. E’ in pareggio il bilancio di Slovenia-Stati Uniti. I balcanici puntavano a rafforzare il primo posto nel girone. Gli americani volevano confermare la buona impressione dell’esordio contro l’Inghilterra. Ne è uscita una partita avvincente, in bilico fino all’ultimo secondo.

I primi dieci minuti passano senza emozioni. Nasce il sospetto che anche stavolta la noia la farà da padrona. Niente di più sbagliato. Al 13’ Valter Birsa, centrocampista sloveno, trafigge il portiere Tim Howard con un sinistro perfetto da lontano. Gli Stati Uniti vacillano e stentano a riprendersi. Ma poi iniziano a premere sugli avversari. Jozy Altidore semina il panico nella difesa balcanica. Una sua giocata sulla destra gli procura un buon calcio di punizione. Batte Josè Torres, che si vede respingere il tiro dal portiere dell’Udinese Samir Handanovic. Tra il 38’ e il 40’ gli americani hanno due occasioni clamorose. Prima Findley entra in area da sinistra e cerca Donovan sul palo opposto, senza trovarlo. Poi Altidore infila la retroguardia slovena, ma invece di tirare in porta cerca un passaggio di troppo e l’azione si perde. Gli Stati Uniti sono leziosi, la Slovenia no. A tre minuti dalla fine del primo tempo, i balcanici castigano ancora la squadra di Bob Bradley. Milivoje Novaković serve in profondità Zlatan Ljubijankic. Il centravanti scatta sul filo del fuorigioco e supera Howard con un tocco di piatto. E’ una mazzata tremenda per gli States. In questo momento la Slovenia è matematicamente qualificata agli ottavi di finale.

Sembra una partita chiusa. E invece è una delle gare più sorprendenti di questo Mondiale. Neanche il tempo di tornare in campo e gli Stati Uniti accorciano le distanze. Al secondo minuto della ripresa, Landon Donovan entra in area dalla destra. Potrebbe crossare, passarla, cercare il dribbling. Tira in porta da posizione impossibile. E segna. Gli sloveni, però, reggono bene il colpo. Per mezz’ora non succede quasi nulla. Gli uomini di Bradley hanno in mano il gioco, ma non creano occasioni. A completare la rimonta ci pensa il figlio del ct americano. Michael Bradley, centrocampista, mette in rete una bella sponda di testa di Altidore. Mancano dieci minuti alla fine. Ora gli Stati Uniti potrebbero vincere. Glielo impedisce l’arbitro Koman Coulibaly, che all’85’ annulla un gol regolare di Maurice Edu. Potrebbe tornare in vantaggio anche la Slovenia: Aleksandar Radosavljevic sfodera un bel tiro da fuori, respinto da Handanovic.

Alla fine vince solo lo spettacolo. Il pareggio premia gli Stati Uniti, che vincendo nell’ultima gara con l’Algeria avranno ottime possibilità di passare il turno. Gli sloveni dovranno cercare l’impresa contro l’Inghilterra. Stasera gli uomini di Fabio Capello affrontano la squadra africana, in un match dal risultato apparentemente già scritto. Non si può dire lo stesso della classifica finale del girone C. Per conoscere le qualificate agli ottavi, bisognerà attendere il 23 giugno.

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Zdravko Kuzmanovic, centrocampista della Serbia. Una sua ingenuità ha provocato il rigore che ha affossato i balcanici

Si apre oggi un capitolo speciale di Balcanews: in collaborazione con la testata La Sestina, seguiremo il cammino “mondiale” di Serbia e Slovenia, le due Nazionali balcaniche che si sono qualificate per Sudafrica 2010. Come sempre in questo blog, cercheremo di restituire uno spaccato di ex Jugoslavia (in questo caso sportiva), senza pretendere di raccontarla esaustivamente. Anche il calcio può dirci qualcosa su ciò che succede oltre l’Adriatico: proveremo a trasmettervi fatti, storie, emozioni che ci aiutino a capire chi sono i nostri “vicini” e come vivono uno degli eventi più seguiti dalla popolazione mondiale.

Finisce con un serbo che esulta. Ma è il Ghana a vincere. Milovan Rajevac, ct delle Stelle Nere, porta a casa la prima vittoria di una squadra africana in questo Mondiale. Un successo meritato, che arriva al termine di una gara non esaltante, come molte di quelle viste finora in Sudafrica.

Il primo tempo scorre via senza emozioni forti. Chi si aspettava una Serbia padrona del gioco rimane deluso. Gli uomini del ct Radomir Antic sono spenti, senza idee, incapaci di avvicinarsi all’area di rigore avversaria. Gli unici brividi per gli africani arrivano dai calci piazzati. Provano a far male due “italiani”: prima l’interista Dejan Stankovic sforna un assist non sfruttato dal centravanti Marko Pantelic. Poi esce di poco una punizione del laziale Aleksandar Kolarov. Più pericolosi i tentativi degli africani, che giocano palla a terra e affondano soprattutto a sinistra, sfornando cross insidiosi respinti con affanno dai serbi. In bella evidenza il gioiellino dell’Udinese Kwadwo Asamoah: dai suoi piedi passano molte azioni d’attacco ghanesi.

La ripresa si apre con un’occasione per parte. Asamoah Gyan, a segno ai Mondiali tedeschi del 2006, spreca in malo modo un contropiede due contro due. Lo imita Milan Jovanovic, che entra in area da sinistra ma svirgola il tiro. E’ uno dei pochi sussulti della Serbia: i balcanici tremano più volte per le incursioni di Andrè Ayew, figlio di Abedì Pelè, giocatore del Torino degli anni ’90. L’occasione più grande arriva al 60’. Su una rimessa laterale, la difesa serba si addormenta e Gyan colpisce di testa: palo esterno. Poi la partita sembra spegnersi. La riaccende Aleksandar Lukovic, difensore dell’Udinese, che si fa espellere per doppia ammonizione a un quarto d’ora dalla fine. Tipico paradosso calcistico: il Ghana inizia a subire gli avversari adesso che sono in inferiorità numerica. Milos Krasic impegna il portiere Richard Kingson con un tiro deviato in angolo. Branislav Ivanovic, stella del Chelsea, sfiora il gol della vita con una bordata da fuori. Ma all’improvviso accade l’impensabile. Su un innocuo attacco degli africani, Zdravko Kuzmanovic colpisce la palla in area con il braccio. Grande ingenuità che costa un calcio di rigore, nettissimo. Lo trasforma Gyan, il migliore in campo. Sempre lui colpisce un palo (il secondo) a pochi minuti dalla fine. Il 2-0, forse, sarebbe stato eccessivo. Ma sull’1-0 c’è poco da discutere.

Finisce con un serbo che si dispera. Kuzmanovic, centrocampista ex Fiorentina, è il primo colpevole di una sconfitta inaspettata per i balcanici. La squadra di Antic ha deluso per tutti i novanta minuti, messa sotto da una rivale più organizzata del previsto. Stasera c’è Germania-Australia, seconda gara del girone D. La prima ha regalato poche emozioni. E una grande sorpresa.

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