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Tre punti non sono bastati al ct Radomir Antic per portare la Serbia agli ottavi di finale. I balcanici tornano a casa a testa bassa

Tutti eliminati, vincitori e vinti. Australia-Serbia finisce così. Gli oceanici sono affossati dalla peggior differenza reti rispetto al Ghana. I balcanici pagano soprattutto la mancanza di carattere. La squadra di Pim Verbeek esce a testa alta. Quella di Radomir Antic decisamente meno.

Eppure il primo tempo si gioca a una porta sola: quella australiana. Branislav Ivanovic, difensore del Chelsea, e Milos Krasic, centrocampista del CSKA Mosca, mettono paura più volte al portiere Mark Schwarzer. L’occasione più clamorosa arriva al 23’. Ivanovic colpisce di testa dal limite dell’area piccola, ma l’estremo difensore avversario compie un miracolo. Poco prima aveva deviato in angolo un tiro di Krasic, bravo a liberarsi di Jason Culina e a battere a rete. Quello serbo non è un dominio assoluto, ma basta a far sì che l’Australia non vada vicina al gol per tutta la prima frazione.


Nella ripresa lo scenario si ribalta. Il centrocampista del Palermo Mark Bresciano si vede respingere due belle conclusioni da Vladimir Stojkovic. La Serbia inizia ad arretrare. Al 69’ Tim Cahill, centrocampista dell’Everton, vince il derby “inglese” col difensore del Chelsea Nemanja Vidic: sul cross dalla destra di Brett Emerton, l’australiano stacca più alto e batte Stojkovic con un bel colpo di testa. Antic ora è fuori dal Mondiale. Verbeek comincia a crederci. Gli dà ragione il suo attaccante Brett Holman, che segna il 2-0 con un bel tiro da fuori area. Mancano venti minuti alla fine. I socceroos devono fare altri due gol per qualificarsi.

Ma l’illusione dura poco. All’84’ Marko Pantelic ribadisce in rete un tiro di Zoran Tosic respinto da Schwarzer. Adesso sono i serbi a sperare. Il pareggio significherebbe passaggio del turno. Pantelic la mette detto dentro ancora: annullato per fuorigioco. E’ in posizione irregolare anche al 93’, quando riceve palla smarcato a pochi passi dalla porta. Il guardalinee lascia giocare. Pantelic calcia alto. E’ finita, per serbi e australiani. Passano Germania e Ghana. A Johannesburg, lontano da qui, vincitori e vinti festeggiano insieme.

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Stevan Jovetic, 20 anni, nel 2009 è stato eletto calciatore montenegrino dell'anno

Firenze, 31 agosto 2008, stadio Artemio Franchi. Un gol di Nedved sta fruttando alla Juventus un prezioso successo in trasferta contro la Fiorentina. Dalla panchina dei viola si alza Stevan Jovetic: al 9’ minuto del secondo tempo fa il suo esordio in serie A. Il suo ingresso porta scompiglio nella difesa bianconera, che a un minuto dalla fine subisce il pareggio dei padroni di casa. E’ il debutto italiano per il talento montenegrino, nuova stella del calcio europeo dopo le recenti imprese in Champions League.

La strada per il ragazzo di Podgorica, in realtà, comincia tutt’altro che in discesa. Stevan arriva dal Partizan Belgrado, dove nell’ultimo anno ha segnato 19 gol in 33 partite. Ha solo 18 anni. I primi mesi fiorentini sono difficili: Jo-Jo corre, si batte, fa intravedere lampi di classe ma non riesce ad esprimersi come vorrebbe. Da lui ci si aspettano colpi ad effetto e passaggi illuminanti, non la generosità di un mediano. Eppure nel suo girone di andata c’è poco da salvare. Un palo con l’Atalanta, tanta panchina dietro ad Adrian Mutu. Qualcuno inizia a pensare che gli 8 milioni pagati dalla Fiorentina per acquistarlo siano troppi. Jovetic lavora e aspetta di poter dimostrare il contrario.

Le prime soddisfazioni arrivano in primavera. Il 5 aprile 2009 Stevan segna su rigore a Bergamo. Il 10 maggio realizza un bel gol da fuori area a Catania. Due guizzi che non bastano a far infiammare l’ambiente viola, ma che servono a rendere il suo campionato un pò meno anonimo. L’esplosione avviene all’avvio della stagione successiva. La squadra di Prandelli si gioca l’accesso alla Champions League contro lo Sporting Lisbona. Ancora una volta è agosto, ancora una volta la Fiorentina sta perdendo 1-0 all’Artemio Franchi. Jo-Jo entra e infila il portiere avversario con un tiro secco e preciso. E’ il 9’ minuto del secondo tempo. Il suo gol, dopo il 2-2 dell’andata, regala la qualificazione ai gigliati.

Stevan ai tempi del Partizan Belgrado. In Nazionale ha già collezionato 8 gare e 5 gol

“Jovetic mi ricorda Johan Cruijff”. Dejan Savicevic, mostro sacro del calcio montenegrino, consacra così quello che da molti è stato già definito il suo erede. Lui non si spaventa e ripaga con gli interessi. Il 29 settembre c’è Fiorentina-Liverpool: è la serata che lo fa conoscere all’Europa. Stevan segna i due gol che permettono ai viola di ottenere una clamorosa vittoria. Il numero 8 gigliato libera tutto il suo estro anche in campionato: Palermo, Livorno, Sampdoria cadono trafitte dalle sue reti. Il 28 gennaio 2010 Mutu viene trovato positivo all’antidoping. Una brutta tegola per Prandelli, una bella occasione per Jovetic, che di colpo diventa titolare fisso. Segna ancora a Cagliari, poi arrivano gli ottavi di Champions League. All’andata i gigliati perdono 2-1 in casa del Bayern Monaco. Il 9 marzo i tedeschi arrivano all’Artemio Franchi.

Poteva essere la serata più bella. Un fenomeno chiamato Arjen Robben lo impedisce. L’ala olandese realizza la rete che condanna i viola all’eliminazione. Prima, però, c’è lo show di Jo-Jo. Di nuovo una doppietta, su due assist di Gilardino. Un gol di destro, uno di sinistro. Firenze si infuria per l’uscita dalla coppa, ma si esalta per le giocate del suo nuovo idolo. La storia continua: quattro giorni dopo, Stevan segna ancora a Napoli. Forse Jovetic non diventerà Cruijff. Di sicuro il ragazzo prodigio del calcio balcanico è già ben più di una promessa.

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