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Una veduta della capitale macedone Skopje (foto Natascha M., http://bit.ly/1m88Mqa)

Una veduta della capitale macedone Skopje (foto Natascha M., http://bit.ly/1m88Mqa)

Il successo di Gjorge Ivanov sembra solo rimandato. Il primo turno delle presidenziali macedoni ha visto il capo dello Stato uscente ottenere il sì del 52% dei votanti, ma la legge prevede che per evitare il ballottaggio un candidato debba ricevere l’ok di oltre metà di tutti gli elettori, compresi quelli che non sono andati alle urne. Questa soglia non è stata superata, e così il 27 aprile ci sarà il secondo turno.

Lo sfidante sarà Stevo Pendarovski, sostenuto dai socialdemocratici, mentre Ivanov è appoggiato dai conservatori, al governo con il primo ministro Nikola Gruevski. Tra due settimane ci saranno anche le elezioni parlamentari anticipate. Il motivo sarebbe stata l’incapacità della maggioranza di accordarsi su un candidato unico alle presidenziali: un partito che rappresenta la comunità albanese e sostiene l’esecutivo non ha accettato di puntare sul capo dello Stato in carica finora.

Ivanov si è assicurato i consensi di circa il 25% degli aventi diritto al voto; Pendarovski si è fermato sette punti sotto. Circa un macedone su due non è andato alle urne. Per l’attuale capo del governo quelle di fine mese saranno le terze elezioni anticipate: le prime due, nel 2008 e nel 2011, le ha vinte. L’opposizione socialdemocratica, che le aveva chieste tre anni fa, stavolta era contraria. Evidentemente Gruevski e compagni sono convinti di vincere e rafforzarsi, anche grazie a una stampa che sembra essere decisamente dalla loro parte.

I fattori favorevoli per la maggioranza non finiscono qui. L’economia pare aiutarla: a dicembre la prestigiosa rivista statunitense Forbes ha celebrato l’andamento del suo pil nel 2013 (+3,4%) e la capacità di attirare investimenti esteri. Nei mesi scorsi le autorità avrebbero cercato il sostegno di due platee importanti, pensionati e dipendenti pubblici, con la promessa di aumentare assegni e stipendi. A maggio i cittadini del Paese balcanico dovrebbero iniziare a capire se gli impegni saranno mantenuti. Più o meno negli stessi giorni in cui gli italiani verificheranno la presenza degli 80 euro mensili annunciati da Renzi.

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Il primo ministro macedone Nikola Gruevski (foto European People's Party, http://bit.ly/1cQnChe)

Il primo ministro macedone Nikola Gruevski (foto European People’s Party, http://bit.ly/1cQnChe)

Il Paese ex jugoslavo con la minore libertà di stampa. Secondo la classifica 2014 di Reporter senza frontiere è la Macedonia, al 123° posto nel mondo. Prima vengono Slovenia (34°), Serbia (54°), Croazia (65°), Bosnia (66°), Kosovo (80°) e Montenegro (114°). Anche nel 2013 l’ultima piazza spettava a Skopje. Ma sembra che qualche anno fa la sua situazione non fosse così negativa.

Lo scenario attuale descritto da più fonti vede una forte influenza del governo sui media. Nikola Gruevski è primo ministro dal 2006, e pare che proprio da allora il mondo dell’informazione abbia iniziato a soffrire di più. Tra gli strumenti usati ci sarebbe l’acquisto di pubblicità per somme grosse, tanto grosse da condizionare chi ne beneficia (o chi invece ne è escluso). Il parlamento ha approvato da poco una nuova legge sulla stampa, giudicata positivamente dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. Da capire se e come sarà applicata.

L’ultima notizia in materia che ha fatto rumore è la rimozione del direttore di uno dei quotidiani più importanti del Paese. L’anno scorso il proprietario ha fondato un partito, e nei giorni scorsi ha accusato il giornalista alla guida della testata di “manipolazione politica” attraverso i suoi articoli, che davano spazio anche al punto di vista dell’opposizione. Il diretto interessato dice che se il suo padrone vuole continuare a fare soldi deve restare in buoni rapporti con Gruevski, e che per questo ha deciso di cambiare il vertice del giornale.

Il corrispondente da Skopje di Osservatorio Balcani scrive che fino a quattro anni fa la stampa macedone stava abbastanza bene. Difficile che il clima migliori in questi mesi, che precedono le elezioni presidenziali di aprile. Sullo sfondo lo sguardo della Commissione europea, che si dice preoccupata, e il percorso che dovrebbe portare il Paese nell’Unione. Gli Stati ex-jugoslavi che ce l’hanno fatta, o stanno per farcela, sembrano avere un’informazione decisamente più libera.

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