Papa Ratzinger potrebbe visitare la Chiesa ortodossa serba nel 2013. Dopo l’incontro alla sinagoga ebraica di Roma, si tratterebbe di un altro passo del Pontefice verso il miglioramento del dialogo tra le religioni. Ad ipotizzare il viaggio di Benedetto XVI è il vescovo Irinej, candidato alla successione del defunto patriarca Pavle, capo della comunità ortodossa serba. “Sarebbe l’occasione per riproporre la questione di una possibile riunificazione delle due Chiese e avviare una discussione al riguardo”, dice Irinej. Ratzinger arriverebbe nei Balcani in occasione dei festeggiamenti per i 1.700 anni dell’Editto di Milano, con cui l’imperatore romano Costantino – nato a Nis, terza città della Serbia – pose fine alle persecuzioni verso i cristiani.
Irinej appartiene all’ala moderata e riformista del Patriarcato, che potrebbe guidare a partire dal prossimo 22 gennaio, quando si terrà l’elezione della nuova guida spirituale ortodossa. Il suo precedessore Pavle, al secolo Gojko Stojcevic, è morto il 15 novembre scorso a 95 anni. Capo della Chiesa serba a partire dal 1990, in tempo di guerra testimoniò più volte solidarietà al massacratore Radovan Karadzic: “Esiste una guerra giusta in cielo, perciò esiste anche in terra”, dichiarò a suo sostegno nella primavera del 1995. “La morte del Patriarca Pavle è una enorme perdita per la Serbia”, dice oggi il presidente Boris Tadic, che appoggia Irinej come nuovo leader ortodosso.
Nel marzo del 1992, all’inizio del conflitto, Pavle fece un discorso per esaltare il concetto del perdono cristiano. “Che cosa dovrebbero fare i serbi”, disse il patriarca, “se volessero vendicarsi in maniera adeguata dei delitti di cui sono stati vittime in questo secolo? Essi dovrebbero seppellire gente viva, dovrebbero arrostirla sul fuoco, dovrebbero sgozzarla, smembrare i figli davanti agli occhi dei genitori. Ma i serbi non hanno mai fatto nulla di simile neppure alle bestie feroci, per non dire degli esseri umani”. Negli anni successivi, papa Wojtyla si sarebbe impegnato molto per promuovere il dialogo fra musulmani e croati, e avrebbe condannato nettamente gli eccessi del nazionalismo. Ratzinger e Irinej, insomma, hanno alle spalle un passato diverso: trovare un futuro comune sarà la sfida dei prossimi anni.