Feeds:
Articoli
Commenti

Posts Tagged ‘vaticano’

La cattedrale di San Nicola, a Lubiana (Wikipedia)

La cattedrale di San Nicola, a Lubiana (Wikipedia)

Forse in Italia sarebbe scoppiato il finimondo. In Slovenia, per ora, sembra di no. Il governo di Lubiana ha deciso che anche la Chiesa dovrà pagare la nuova tassa sugli immobili, e soprattutto che nemmeno gli edifici di culto saranno esenti. Il Paese è in forte crisi e sotto osservazione da parte delle istituzioni internazionali, e ogni centesimo potrebbe essere utile.

L’ultimo censimento delle chiese slovene ne conta quasi 2.800. La Conferenza episcopale locale al momento non commenta, riservandosi di farlo quando avrà analizzato bene il provvedimento. Si ipotizza già quanto chiederà il fisco sui singoli immobili: per esempio la cattedrale di Lubiana dovrebbe “costare” al clero quasi 5.700 euro l’anno. L’arcivescovo della capitale ha detto che la maggioranza degli altri Stati europei non tassa gli edifici di culto, e si è chiesto quali potrebbero essere le ragioni perché la Slovenia faccia eccezione.

Difficile dire se alla fine la Chiesa di Lubiana farà le barricate, e se ci siano spazi per modifiche da parte del governo. Se non ci saranno stravolgimenti, il primo ministro Alenka Bratusek riuscirà dove sembra aver fallito Mario Monti: far pagare al clero più imposte sugli immobili. Pochi giorni fa è scaduto il termine per pagare la prima rata Imu di quest’anno, ma la stretta nei confronti del Vaticano di cui si era discusso nell’era dei tecnici pare solo un ricordo. Sia Bratusek che Monti sono saliti al potere mentre i loro Paesi rischiavano di dover chiedere un salvataggio internazionale. Entrambi hanno imposto sacrifici ai cittadini. Ma solo la leader slovena sembra intenzionata a chiederli con forza anche alla Chiesa.

Read Full Post »

Il monastero di Dajla, conteso dagli ecclesiastici italiani e croati (lavignadelsignore.blogspot.com)

Tutto per un monastero. La Chiesa cattolica si spacca sul convento di Dajla, in Istria, costruito nel ‘700 dai benedettini dell’Abbazia di Praglia, in provincia di Padova. Espropriato da Tito dopo la Seconda guerra mondiale, alla fine degli anni ’90 era stato assegnato alla locale diocesi di Pola e Parenzo. Nel 2002 i monaci veneti hanno chiesto la riconsegna dell’immobile allo Stato croato, che ha detto no: gli ecclesiastici erano già stati risarciti con un miliardo e 700 milioni di lire dopo il Trattato di Osimo del 1975, firmato proprio per porre fine alle dispute riguardanti l’Istria e l’area di Trieste.

Anche il vescovo di Pola e Parenzo, Ivan Milovan, era (ed è) contrario alla restituzione. Per questo è sceso in campo il Vaticano: lo scorso 6 luglio papa Ratzinger ha sospeso Milovan e ha fatto firmare a un commissario appositamente nominato – monsignor Santos Abril y Castellò, ex nunzio nei Balcani – un accordo che sancisce il ritorno del monastero all’Abbazia di Praglia, più indennizzo di 6 milioni di euro. Apriti cielo (è il caso di dirlo): Milovan ha chiesto aiuto alle autorità di Zagabria, e lo ha ottenuto ai massimi livelli.

Ivan Milovan, vescovo di Pola e Parenzo, si è "ribellato" a papa Ratzinger (ipress.hr)

“Nessun atto giuridico o legale può violare gli accordi di Osimo”, ha tuonato il presidente socialdemocratico Ivo Josipovic, mentre il primo ministro conservatore Jadranka Kosor ha annunciato che userà tutti i mezzi diplomatici per aiutare il vescovo di Pola. “La richiesta di un nuovo indennizzo è un tentativo mal nascosto di revisione o abrogazione del Trattato di Osimo”, ha detto senza mezzi termini Stipe Mesic, predecessore di Josipovic. La Santa Sede, dal canto suo, ha fatto sapere in una nota che ritiene la questione “di natura propriamente ecclesiastica”. Ma di fronte al richiamo agli accordi internazionali fatto dalle maggiori autorità croate, diventa difficile difendere questa posizione.

Come se ne esce, allora? Una soluzione in effetti c’è, e sembra averla trovata il ministro della Giustizia Drazen Bosnjakovic, che ha annullato la restituzione dell’edificio alla Chiesa cattolica croata avvenuta pochi anni fa: l’atto formale in questione “è da considerarsi nullo dato che fu svolto in base alla legge sui beni confiscati dalle autorità jugoslave comuniste, mentre rientrava nella materia già prima risolta con accordi internazionali”. In sostanza, il convento di Dajla non va né agli ecclesiastici croati, né a quelli vaticani: torna allo Stato, dopo averli fatti litigare ferocemente. Chissà come riderebbe Tito, se lo sapesse.

Fonti: vaticaninsider.lastampa.it, Asca-Afp, ilgazzettino.it, TMNews

Leggi anche: Croazia, l’odissea degli stranieri espropriati da Tito

Read Full Post »