
Il ponte di Mostar, progettato dall’architetto Hajrudin e costruito nel 1566 per ordine del sultano Solimano il Magnifico
“Era quel simbolo, e non il manufatto, che si era voluto colpire. La pietra non interessava ai generali croati. Il ponte, difatti, non aveva alcun interesse strategico. Non serviva a portare armi e uomini in prima linea. Esisteva, semplicemente. Era il luogo della nostalgia, il segno dell’appartenenza e dell’alleanza tra mondi che si volevano a tutti i costi separare”.
(Paolo Rumiz, “La Repubblica”, 2 novembre 2003)
Pochi sanno che ci sono due 11 settembre: l’attacco alle Torri Gemelle nel 2001 e il golpe cileno di Pinochet nel 1973. Quasi nessuno sa che si sono due 9 novembre: la caduta del muro di Berlino nel 1989 e la distruzione del ponte di Mostar nel 1993. Come la dissoluzione della cortina di ferro, le cannonate dei militari croati che spezzarono in due la capitale dell’Erzegovina segnarono la fine di un mondo, di un sistema di valori fondato sulla coesistenza delle diversità che – su scala più ampia – era lo stesso che teneva insieme la Jugoslavia di Tito.
Fino all’esplosione del conflitto, a Mostar musulmani e croati avevano convissuto tranquillamente. I primi occupavano la parte a est dello Stari Most (“vecchio ponte”, da cui prende il nome la città), i secondi quella a ovest. Una separazione pacifica, che con la guerra sarebbe diventata una frattura dolorosa. Aggrediti dai serbi, croati e musulmani iniziarono a combattersi tra di loro, in casa propria, nei luoghi che avevano condiviso per tanto tempo. Nella zona occidentale si trovava l’unico accesso all’acqua potabile: quando i soldati del comandante Slobodan Praljak lo abbatterono, intrappolarono 55 mila musulmani, per lo più donne e bambini. Il ponte sul fiume Neretva, fino ad allora attraversato di notte e di corsa per sfuggire ai cecchini, divenne un muro invalicabile. Gli scontri proseguirono fino al “cessate il fuoco” del 25 febbraio 1994. Il passaggio da una parte all’altra della città rimase proibito fino al 1996.
La ricostruzione dello Stari Most è stata ultimata solo sei anni fa: nel frattempo è stato dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco, così come tutto il centro città. E’ ripresa anche la tradizione dei tuffi nella Neretva. Durante l’anno i ragazzi bosniaci si sfidano gettandosi dal “vecchio ponte”: il 27 luglio si tiene addirittura una gara ufficiale. Pare che ormai partecipino quasi esclusivamente i giovani della parte musulmana. Anche questo è il segno di una “Jugoslavia delle diversità” che esiste ancora, ma che dal 9 novembre 1993 è molto più fragile. Spiegare perché persone che abitavano insieme da decenni presero a uccidersi è un compito difficile, che spetta innanzitutto agli storici. Di sicuro è necessario motivare la rapida frantumazione di quello scenario di convivenza delle differenze che erano Mostar e tutta la Jugoslavia socialista, per elaborare positivamente il lutto della guerra e costruire un futuro sereno per i Balcani.
Ma sai che me lo ricordo?
Avevo dieci anni ma me lo ricordo.
E non capivo perchè cacchio se la fossero presa con un ponte..
perchè i capi sono sempre dei bastardi e alimentano l’odio per comandare
Ciao sono Beatrice, hai ragione eliobaldo, sono d’accordo con te, perchè una città così bella, così piena di vita e molto aperta alle altre etnie, è una vera città no???????????????? bea
ricordo ank io..avevo solo 10 anni… non ricordo il ponte ma ricordo il ponte ma ricordo la guerra..mi trovo in croazia oggi e dopodomani vorrei andare a visitare moster
sono stata a mostar è stata un’esperienza indimenticabile soprattutto q uando nel museo storico fotografico ho rivissuto lo strazio di quel popolo- La citta’ vecchia e’ meravigliosa piena di atmosfere particolari e struggenti.
molte volte purtroppo, la stupidità dell’uomo, raggiunge confini impensabili, uccidendo la storia e la cultura……..
26 dicembre 2012.. HO visitato Mostar.. Grazie a Dio per questa esperienza.. è la citta’ piu’ romantica che abbia mai visto…. vorrei ritornarci…
Non mi sembra giusto cio che è successo!Anche noi,come tutti gli altri,meritiamo un po’ di pace..Passare l’adolescenza in guerra è TERRIBILE.